Tra 2030 e 2050 il cambiamento climatico potrebbe essere un fattore determinante nell'aumento di circa 250mila morti all'anno. Sono i dati portati all'attenzione dalla ministra britannica della Crescita sostenibile, Anne-Marie Trevelyan, nel corso di un webinar organizzato dall'ambasciata britannica in Italia, in vista della cinque giorni sul clima in programma a Milano dal 28 settembre al 2 ottobre e della conferenza Onu sul clima Cop26 di Glasgow a novembre.
Da tempo è noto come clima e salute siano due temi direttamente connessi: il cambiamento climatico aumenta infatti la probabilità che si manifestino malattie mortali, sia con l'inquinamento atmosferico da fonti fossili, sia col diffondersi della malattie infettive. E d'altra parte, chiaramente, la lotta al cambiamento climatico fa bene alla salute: la decarbonizzazione ripulisce l'aria, una dieta più verde riduce emissioni e disturbi di origine alimentare.
Ogni anno l'inquinamento causa 8 milioni di morti "Il cambiamento climatico - ha spiegato la Trevelyan - rappresenta una grande sfida per la salute globale ed è associato ad un aumento di 250.000 morti all'anno fra il 2030 e il 2050, attraverso insicurezza alimentare e idrica, aumento delle malattie infettive, eventi meteorologici estremi e accesso ridotto ai servizi sanitari. Il costo stimato è fra 2 e 4 miliardi di dollari all'anno. Malattie zoonotiche come il Covid-19 evidenziano il rapporto fra salute, clima e biodiversità".
Nick Bridge, inviato speciale del Foreign Office per il clima, ha spiegato che "8 milioni di persone ogni anno muoiono per l'inquinamento atmosferico". L'epidemiologo della London School of Hygene & Tropical Medicine Paul Wilkinson ha ricordato i benefici che la decarbonizzazione porterà alla salute pubblica: "La riduzione delle energie fossili farà ridurre gli elementi tossici nell'aria dovuti alla combustione. Se il mondo seguisse una dieta più sana consigliata dall'Oms, le emissioni di gas serra calerebbero del 17%". Inoltre, ha ricordato Wilkinson, "il clima è uno dei fattori che favoriscono la diffusione delle zoonosi".
Cingolani: "Per mitigare il danno servie sobrietà" Per Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, "possiamo mitigare il danno, cercare di essere più sobri nello sviluppo, almeno nei Paesi che se lo possono permettere. Ma rimane il problema che il pianeta non è progettato per ospitare 8 miliardi di persone. Questo è un dato di fatto, ma non è un motivo per non cercare soluzioni e non cercare di eliminare le disuguaglianze".
Pasqualino Rossi del ministero della Salute ha messo in luce che "ambiente e salute non possono più essere disgiunte nelle politiche degli Stati. Quello che vogliamo fare è mettere insieme dati sanitari e ambientali: devono parlarsi per prevenire i danni". Secondo Paolo Vineis, professore presso l'Imperial College di Londra e vicepresidente del Consiglio superiore di Sanità , "l'Europa deve impegnarsi in un ruolo di diplomazia ambientale nel mondo. E la salute offre una leva per introdurre il tema del cambiamentro climatico anche in Paesi dove se ne parla meno, come la Cina".