Morte Luana D'Orazio, il perito: "Orditoio manomesso e sette secondi agonia"
Nella relazione depositata la settimana scorsa dal consulente della Procura si legge che l'apparecchio è stato volutamente montato in modo non conforme e senza protezioni per aumentare la produzione
Manomissioni continue e sette secondi di agonia. Così è morta Luana D'Orazio, la giovane madre di 22 anni, stritolata dalla macchina alla quale lavorava, in un'azienda tessile di Montemurlo. Nelle 69 pagine della relazione depositata la settimana scorsa dall'ingegner Carlo Gini, incaricato dalla Procura di esaminare il macchinario, emerge una verità raccapricciante: l'apparecchio è stato montato in modo non conforme probabilmente per abbattere i tempi di produzione.
Il perito ha infatti rilevato la presenza di una staffa sporgente (e non protetta) che avrebbe di fatto trascinato la ragazza in una morsa. "La macchina presentava una evidente manomissione con un altrettanto evidente nesso causale con l'infortunio", scrive l'ingegnere Gini. "La funzione di sicurezza della saracinesca era stata completamente disabilitata per cui l'operatore poteva accedere alla zona pericolosa, anche in modalità automatica, senza alcuna protezione". Secondo la relazione la manomissione dei macchinari era una "consuetudine di lavoro", tanto che "la saracinesca non veniva abbassata da tempo". A provarlo, "varie ragnatele che si erano andate a formare tra le parti fisse e quelle mobili".
Morte Luana D'Orazio, l'orditoio incriminato
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