Assicurazioni e covid, come sono cambiate le richieste di risarcimento
Meno infortuni sul lavoro, più aggressioni del cane al parco: i dati 2020 di Taddia Group
Con la pandemia da covid 19 il nostro stile di vita è cambiato. Profondamente e, per certi aspetti, forse in modo irreversibile. Troviamo uno specchio fedele delle “nuova normalità” degli italiani anche nelle pratiche gestite da Taddia Group, il primo gruppo italiano nella gestione del risarcimento, con trent’anni di esperienza e oltre 100 agenzie dislocate nel territorio. Estraendo un campione rappresentativo di 5mila pratiche dalle decine di migliaia che vengono prese in carico ogni anno, saltano all’occhio alcuni trend per il 2020 che possono essere spiegati soltanto con il radicale cambiamento di abitudini dei nostri connazionali.
Per esempio, come conseguenza del boom dello smart working, crollano i casi di infortunio sul lavoro: se nel biennio 2018-2019 superavano il 2% delle pratiche gestite dal Gruppo, l’anno scorso non hanno raggiunto lo 0,60%. “Si è fatto molto meno ricorso alla garanzia RCO, responsabilità civile operai, attraverso la quale il datore di lavoro risarcisce i dipendenti in caso di seri infortuni che provochino lesioni gravi o permanenti, o addirittura il decesso”, spiega il fondatore Alessandro Taddia. Proprio per gli eventi più gravi – infortuni sul lavoro, casi di malasanità, sinistri mortali e class action – il Gruppo ha costituito una divisione ad hoc, denominata Grandi sinistri. “Il nostro compito – anzi, la nostra missione – è tutelare gli interessi del cittadino e della sua famiglia, assicurandoci che ottengano il giusto risarcimento per tutti i danni subiti, senza dover sostenere alcun anticipo spese”.
Con i confini delle Regioni bloccati e le strade delle città più sgombre, diminuiscono rispetto al 2019 anche le gestioni di sinistri RCA. Interessante notare come siano sempre di più le compagne che optano per la formula del risarcimento diretto verso il proprio cliente, rivalendosi poi in un secondo momento sulla compagna del soggetto responsabile (o corresponsabile) del sinistro. Situazione opposta per la polizza RCT (responsabilità civile verso terzi) che nell’arco di un anno è passata dal 6,56 al 9,96% del totale delle pratiche gestite.
“Per reagire all’immobilità forzata gli italiani hanno riscoperto le attività all’aperto, le uniche consentite anche nel pieno del lockdown totale di marzo e aprile 2020. Da qui la maggiore frequenza di cadute su strada dovute alle buche, aggressioni del cane al parco, danni causati dai ciclisti e così via”, continua Taddia.
C’è un altro dato che a primo acchito può stupire. Nell’anno in cui la salute è salita al primo posto tra le priorità degli italiani, e le strutture ospedaliere si sono trovate fortemente sotto pressione, le pratiche per malasanità si sono ridotte a uno striminzito 0,88% del totale (nel 2017 superavano il 2%). Anche questa apparente contraddizione, però, è più che giustificata.
“Innanzitutto, parecchi interventi chirurgici classificati come ‘non urgenti’ sono stati rimandati di diversi mesi a causa del sovraccarico degli ospedali”, ricorda Alessandro Taddia. “Ma c’è un altro elemento da tenere in considerazione. Se la vittima di un caso di malasanità aveva contratto anche il Covid-19, quest’ultimo veniva indicato di default come la causa del decesso. Con l’impossibilità di effettuare autopsie, per la famiglia diventava molto più difficile risalire alla reale dinamica dell’accaduto”.
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