Il governo è al lavoro per fronteggiare i forti rincari delle bollette previsti per l' autunno che, secondo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, viaggerebbero al momento attorno al 40% per l'elettricità e al 31% per il gas. Allo studio almeno tre strade: un intervento sull'Iva pagata dai consumatori, una misura una tantum per "scongiurare" l'aumento di ottobre o l'utilizzo di parte dei fondi per le aste dei diritti per le emissioni di CO2 .
Il taglio dell'Iva. È l'intervento più costoso, ma è già stato utilizzato in passato e metterebbe d'accordo molti partiti della maggioranza. Il Tesoro e il ministero della Transizione ecologica ragionano sulla possibilità di portare l'Iva al 4%. Oggi, per quanto riguarda le utenze domestiche l'aliquota è al 10% e del 22 per cento per le altre ma ci sono anche molte imprese (manifattura e agricoltura ad esempio) che godono dell'imposta agevolata. Per quanto riguarda il gas, negli usi domestici l'Iva è al 10% sui primi 480 Smc consumati (standard per metro cubo). Per tutti gli altri al 22%.
I fondi per le aste dei diritti per l'emissione di CO2 . E' una misura già utilizzata per il terzo trimestre: si tratta di impiegare i proventi delle aste Ets (i diritti che le imprese pagano sostanzialmente a fronte delle emissioni di CO2) per abbassare temporaneamente gli oneri di sistema e in questo modo compensare almeno parzialmente il rialzo della componente energia. Ogni anno, la Ue assegna una quota di diritti ai paesi membri che li mettono all'asta alle imprese più inquinanti: per legge, la metà degli incassi è destinata alle rinnovabili e potrebbe essere usata per coprire una parte degli incentivi che gli italiani pagano in bolletta per le energie verdi (13 miliardi all'anno). Per il 2021 è previsto un incasso attorno ai 2,5 miliardi.
Una tantum. Tra le alternative in esame c'è anche un intervento una tantum, ancora da definire, come fatto a luglio, per ridurre in tempi rapidi gli oneri in bolletta.