Che gli italiani siano da sempre "sensibili" alle influenze della cattiva sorte non è una novità, ma che lo siano così tanto sì. Da un sondaggio Swg è emerso che, quest' anno, a ritenere di essere superstizioso è ben il quaranta per cento degli intervistati; il 5% confessa di esserlo sempre, il 35% solo in alcune situazioni. Dai piccoli riti portafortuna alle sedute da maghi e veggenti, i numeri dicono che in epoca di pandemia gli scaramantici sono cresciuti sensibilmente.
A credere nella sfortuna, nel 2015, era il 36% dei connazionali. Nel 2017, il dato è salito al 37%. Il 40% raggiunto nel 2021 conferma un trend che la pandemia pare aver accelerato. Insomma, come sottolinea lo studio, si conferma "una tensione e una ricerca verso modelli di spiegazione della realtà e di gestione della propria esperienza di vita che superano la dimensione della razionalità scientifica".
Spesso si cercano risposte altrove, soprattutto di fronte a un problema "inaspettato". Prima della pandemia, dati Codacons, erano già oltre trentamila gli italiani che, ogni giorno, si rivolgevano, per un consulto, a maghi, astrologi e veggenti. "La superstizione - spiega a Il Messaggero Anna Maria Giannini, docente di psicologia all'ateneo romano Sapienza e psicologa clinica dell'Ordine Psicologi Lazio - ha a che fare con le condizioni di maggiore incertezza e dubbio. La condotta superstiziosa si mette in campo perché è rassicurante. Tante persone, magari, dicono che non sanno se avere con sé un cornetto serva ad attirare la fortuna, ma nel dubbio lo tengono".
È un meccanismo non patologico che, bene o male, riguarda tutti. E non è un caso che con la pandemia si sia accentuato. "Nel caso del Covid, abbiamo sperimentato una delle più grandi incertezze della nostra vita. La gente, colta da grande instabilità su un aspetto chiave della persona, la salute, quindi in condizioni di insicurezza, appunto, più facilmente ha fatto ricorso a meccanismi superstiziosi, in quanto rassicuranti e perché costano poco. Se lo si possiede, non costa nulla portare con sé un talismano, che si crede protettivo".