Nuovo interrogatorio per Zaki, la sua Ong: possibile preludio al rinvio a giudizio
Secondo "Eipr", l'organizzazione per cui lavorava lo studente, un eventuale processo sarebbe basato su "accuse inventate o fabbricate"
Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'Università di Bologna da mesi in carcere in Egitto, è stato nuovamente interrogato giovedì. A darne notizia è stata "Eipr", l'Ong egiziana per cui lavorava Zaki, esprimendo il timore che questo sviluppo sia il segnale di un rinvio a giudizio, "come è successo nei mesi scorsi con altri ricercatori e opinion maker", basato però su "accuse inventate" o "fabbricate".
Giovedì, fa sapere la Ong, "l'ufficio dell'Alta Procura per la Sicurezza dello Stato ha tenuto una nuova udienza d'interrogatorio con Patrick George Zaki. L'accusa aveva convocato Zaki per completare l'interrogatorio con lui, inizialmente il 13 luglio 2021, un anno e mezzo dopo il suo arresto all'aeroporto del Cairo nel febbraio 2020".
L'Eipr (Iniziativa egiziana per i diritti personali), una delle maggiori ong in Egitto, impegnata nella difesa dei diritti politici, civili, economici e sociali con particolare attenzione ai diritti e alle libertà personali, chiarisce quindi che il timore è che "le due nuove sessioni investigative possano essere un preludio al rinvio a giudizio di Zaki, come è successo nei mesi scorsi con altri ricercatori e opinion maker". E "se questa previsione è vera, allora questo rinvio si baserà su accuse infondate e inventate, basate su un falso rapporto di accusa, senza prove tecniche che confermino che Zaki possieda questi account" (Facebook per i post dei quali viene detenuto).
"Questo rinvio - conclude la Ong - arriverà anche alla luce del fatto che l'ufficio del massimo procuratore per la sicurezza dello Stato ha ignorato le ripetute richieste della difesa di Patrick" che chiede sia di controllare "le telecamere di sorveglianza all'aeroporto del Cairo per verificare la manomissione del rapporto di arresto, sia" di dimostrare che lo studente "era stato intimidito, minacciato e torturato con percosse e scosse elettriche dalle forze di sicurezza nazionali in una delle loro sedi".
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