In un'edizione caratterizzata da un livello altissimo, ma senza fuoriclasse, la giuria capitanata da Bong Joon Ho avrà difficoltà ad assegnare il Leone d'Oro. A mettere d'accordo tutti potrebbe essere "E' stata la mano di Dio" di Paolo Sorrentino. Il regista napoletano ha lanciato il cuore oltre l'ostacolo, con un film intimo e personale che dovrà però contendersi il favori dei critici con rivali altrettanto meritevoli.
In prima fila per il Leone d'Oro c'è infatti "The Power of the Dog" di Jane Campion, un western ambientato nella Montana degli anni Venti. A sgomitare anche Pedro Almodovar, che ha portato al Lido le sue "Madre Paralelas", oltre al crudo "L'Evénement" di Audrey Diwan, su una giovane donna alle prese con una gravidanza indesiderata nella Francia anti-abortista degli Anni Sessanta, e "Il collezionista di carte" di Paul Schrader su un giocatore di poker in cerca di redenzione.
Di diritto tra i favoriti anche la commedia "Competencia Oficial" di Gastón Duprat e Mariano Cohn, con l'irresistibile coppia Penelope Cruz-Antonio Banderas. Ci sono però altri lungometraggi che potrebbero riservare qualche sorpresa. Come "La Caja" del venezuelano Lorenzo Vigas, su un ragazzino alla ricerca di una figura paterna.
Ha attirato l'attenzione degli addetti ai lavori anche il polacco "Leave No Traces" di Jan P. Matuszynski. Il film è ispirato al caso di Grzegorz Przemyk, un liceale pestato a morte dal regime comunista nel 1983. Ambientato sempre in Unione Sovietica, ma cinquant'anni prima, è "Captain Volkonogov Escaped" di Natasha Merkulova e Aleksey Chupov. ll protagonista del titolo è un capitano del Servizio di sicurezza nazionale russo pentito, che parte alla ricerca delle vittime per chiedere loro perdono.
A ribaltare le previsioni della vigilia potrebbero però essere il filippino "On the Job: The Missing 8" di Erik Matti. Un outsider sia per la durata (3 ore e mezza), sia per la scelta di mescolare generi e linguaggi cinematografici diverssi. Ispirato a eventi realmente accaduti, il film ruota intorno alle vicende del giornalista Sisoy Salas, in cerca giustizia per i suoi colleghi, e alla figura del detenuto Roman Rubio, un sicario che viene fatto uscire di prigione per compiere degli omicidi. A completare la lista dei papabili al Leone "Un autre monde" di Stephane Brizé, su un manager che per colpa delle forti pressioni lavorative mette in discussione la sua intera esistenza.
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