E' uscito "Blu celeste", il primo attesissimo album di Blanco, 18enne che in brevissimo tempo si è fatto conoscere come una delle più talentuose rivelazioni dell'anno. Accompagnano le dodici tracce del disco i video girati da Simone Peluso, uno per ciascun brano dell'album, che completano visivamente l'immaginario. Nell'anno della sua consacrazione è riuscito in pochissimo tempo a collezionare decine di milioni di stream dominando le classifiche per mesi con brani come "La canzone nostra" in collaborazione con Mace e Salmo e "Mi fai impazzire" insieme a Sfera Ebbasta ha totalizzato 11 dischi di platino e un disco d'oro e ricevuto attestati di stima da tutta la scena nazionale.
Blanco è il più giovane artista italiano ad essersi posizionato per 14 settimane al primo posto della classifica Fimi/GfK dei singoli più venduti. Un percorso notevole per Riccardo Fabbriconi che fin dai primi lavori si è distinto per la disinvoltura con cui si muove liberamente tra i generi, contaminando stili diversi senza preoccuparsi di etichette o limitarsi in sovrastrutture: l'attitudine esuberante e provocatoria si alterna a linee melodiche senza tempo, che attingono dalla grande tradizione della canzone italiana, da Celentano a Modugno, passando per Gino Paoli e Battiato. Un'inedita combinazione che ha impresso un marchio nella scena musicale contemporanea.
È questo lo spirito innovativo su cui si fondano le 12 tracce di "Blu celeste", un diario di cui la voce di Blanco è l'unica narratrice. Vera anomalia di questo primo album, è che sia totalmente privo di featuring e collaborazioni, cosa che non succede praticamente mai nella nuova musica urban/trap/hip hop. "E’ solo perché è il mio primo disco ed è molto personale", rivela.
Nel suo primo disco ufficiale emergono tutte le sfaccettature della sua visione musicale e della sua persona, declinate negli opposti che hanno definito la sua cifra fino dagli esordi e che trovano ora un perfetto equilibrio: romantico e selvaggio, delicato e irruento, scuro e innocente, può urlare a pieni polmoni e sussurrare con un filo di voce.
A fare da fil rouge per la veste grafica ed estetica del disco è proprio il tema del mare, un luogo di pace e di sfogo in cui immergersi e restare a galla, sospesi al di sopra di tutto ciò che il fondale nasconde, gli stessi abissi emotivi che spesso affiorano nei brani. Beat e strumentali esplorano molteplici universi sonori, dall'elettronica più scura al mondo del funk fino all'utilizzo di synth e sonorità che si rivolgono agli anni 80, sottolineando la versatilità stilistica del cantautore, che unisce una forte propensione alle linee melodiche a un'attitudine che si avvicina al mondo del punk e dell'hip hop.