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Più fiduciosi e ambientalisti, gli italiani riscoprono la voglia di futuro

Secondo il "Rapporto Coop 2021" 9 italiani su 10 sono orgogliosi di esserlo e le ricerche on line associate alla parola Italia sono cresciute a luglio 2021 di un +211%

Alla crisi peggiore dal Dopoguerra segue la ripresa migliore di sempre e trovano terreno fertile nuove tendenze e una prepotente voglia di futuro. Complice la ripartenza dell'economia, ma anche i successi musicali e sportivi, il made in Italy è sempre più forte: le ricerche sul web legate al nostro Paese sono schizzate di oltre 200 punti percentuali e l'86% degli italiani si dice oggi orgoglioso del proprio passaporto. È quanto emerge dall’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2021 - Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani", parte integrante di italiani.coop.

Un nuovo sguardo sul futuro - La percezione del futuro è molto migliorata, con il 69% di ottimisti sulla popolazione nazionale e 36 milioni di italiani che a breve vogliono cambiare il proprio sistema di valori. Secondo il rapporto, per quasi 7 italiani su 10, il nuovo mood del post pandemia e' "io penso positivo", soprattutto per la maggiore consapevolezza rispetto alle "cose importanti della vita" (45% degli intervistati). Inoltre, per il 41% degli intervistati (rispetto al 19% di quattro anni fa), torna la fiducia nel prossimo, a partire dalla famiglia e dagli affetti più stretti.
 

Le criticità - Non mancano però le ombre: si moltiplicano infatti i nuovi disagi sociali con 27 milioni di italiani (45% del totale) che nel 2021 sono stati costretti a fare rinunce e 18 milioni (29% del totale) che temono un prolungamento dei problemi e 5 milioni coloro che temono il protrarsi di sacrifici, anche in ambito alimentare. Restano poi le ferite fisiche e mentali della pandemia, l’inquietudine da long Covid ha generato ansia, insonnia, depressione e disturbi alimentari: si stima in 10 miliardi il costo totale solo per il trattamento delle sindromi depressive generate dalla pandemia. 

Il contributo fondamentale alla ripresa arriva da export e investimenti, mentre i consumi restano per il momento ancora deboli nell'immediato e si sposta in avanti la voglia di cambiare auto, rinnovare casa o fare viaggi. Secondo la maggioranza degli esperti, l’Italia raggiungerà i livelli pre Covid solo nel 2023 (lo afferma il 43% degli executive ) e  infatti nel 2022 il 28% degli italiani prevede di avere un livello di spesa ancora inferiore rispetto al 2019: sono soprattutto cassaintegrati, giovani e donne. 

D’altronde in quell’auspicato rimbalzo in avanti del nostro Paese, a rimanere al palo è proprio l’occupazione (è troppo lenta la sua crescita, nel primo semestre 2021 fa segnare un +1,8%) e anche se le previsioni sono migliorative bisognerà vedere che lavoro sarà: secondo il campione il rischio è che a crescere saranno soprattutto la sottoccupazione (59%), il lavoro in nero (50%), i gap generazionali (51%). 

“Il PNRR è una grande occasione – sottolinea Marco Pedroni Presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) –  che un buon indirizzo di queste risorse può generare, a partire dal sostegno della domanda dei redditi più bassi. Si profila infatti una situazione in cui la domanda interna resta bassa, mentre si rischia di far pagare al consumatore i forti aumenti delle materie prime e dell’energia. L’inflazione da costi esterni può avere effetti depressivi importanti sulla congiuntura economica. C’è bisogno, come anche il Rapporto Coop mostra, di dirottare risorse e politiche più incisive a favore dei consumi agendo per esempio sulla defiscalizzazione di prodotti sostenibili e c’è bisogno di una legislazione di scopo per la riconversione dei centri commerciali”. 

Nuovi valori e nuove abitudini - Nel rinnovato clima di benevolenza vengono assorbite con più elasticità anche le differenze. Così gli italiani si definiscono pro eutanasia e aborto, accoglienti con i rifugiati e tra i più LGBT+ friendly del continente. E pur posizionandosi tra gli ultimi Paesi in Europa quanto a parità di genere, il 42% degli italiani mostra consapevolezza di questo triste primato.

Divisi tra lavoro in ufficio e da remoto,  gli intervistati si dicono fiduciosi nella scienza, pronti a cambiare le proprie abitudini pur di aiutare il Pianeta e amanti dei piccoli borghi: dopo il lockdown sono 4 milioni le famiglie che vorrebbero vivere in un borgo o piccolo centro abitato.

A tavola - Gli investimenti in cibi e bevande di prossima generazione ammontano a 6,2 miliardi e tra le new entry sulle tavole degli italiani da qui a 10 anni ci sono cibi a base vegetale con il sapore di carne, cibi a base di alghe, farina di insetti e anche la carne coltivata in vitro. Nell'epoca del post pandemia, un italiano su due ha cambiato le proprie consuetudini alimentari, chi indulgendo nel conforto alimentare (sono il 23% gli italiani che hanno preso peso) e chi approfittandone per una dieta più equilibrata e salutare (15% gli italiani che hanno perso peso in media). Se solo il 18% degli italiani non si riconosce in alcuna cultura alimentare e il 24% fa riferimento solo alla dieta mediterranea, oltre la metà degli italiani si riconosce anche o esclusivamente in altre identità alimentari (bio, veg&veg, gourmet, iperproteici e low carbs). 

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