Anche se sono quelli di un robot, gli sguardi possono influenzare le nostre scelte. È quanto dimostra lo studio realizzato dal team di ricercatori dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, guidati dalla dottoressa Agnieszka Wykowska e pubblicato sulla rivista Science Robotics. L'esperimento, condotto nell'ambito del progetto europeo InScience - il cui scopo è quello di studiare le reazioni negli uomini dell'interazione con i robot -, potrebbe fornire la base per migliorare gli androidi pensanti utilizzati nelle terapie con soggetti fragili, come gli anziani o i bambini autistici.
L'esperimento è stato condotto su oltre 40 persone che si sono sfidate in un gioco contro l'umanoide iCub, il robot androide dalle fattezze di un bambino, realizzato dall'Iit nel 2019. Umano e robot sono stati fatti sedere uno di fronte all'altro per farli giocare al "Gioco del pollo", il gioco spesso impiegato in questo genere di esperimenti. Altro non è che la versione virtuale della "chicken run", la prova di coraggio resa nota da Gioventù bruciata, il film del 1955 con James Dean: due ragazzi fanno una corsa automobilistica lanciando simultaneamente le auto verso un dirupo, se uno sterza e l'altro continua per un tratto di strada maggiore, il primo farà la figura del pollo, mentre il secondo guadagnerà il rispetto dei pari. Se entrambi continuano sulla strada, moriranno.
Tutti i partecipanti hanno subito l'effetto dello sguardo del loro sfidante umanoide - I ricercatori, monitorando l'attività neuronale attraverso degli elettroencefalogrammi, hanno studiato come gli umani reagivano all'interazione visiva con il robot: "Abbiamo osservato che tutti, senza grandi differenze in base al genere o età, venivano rallentati se il robot li fissava con lo sguardo nei momenti chiave in cui dovevano prendere la decisione", ha detto ancora Wykowska.
Essere guardati richiede più concentrazione - I dati ottenuti dimostrano che essere sottoposti allo sguardo robotico comporta un maggiore sforzo cognitivo per gli umani: "Al di là del contributo che questo studio possa fornire per lo sviluppo di robot giocatori di poker – ha concluso la ricercatrice – il nostro obiettivo è capire meglio quali meccanismi vengano attivati nel nostro cervello dalle azioni dei robot, ad esempio evitare di provocare distrazioni. Sono tutti elementi fondamentali per migliorare i robot, pensati, ad esempio, per aiutare gli anziani, oppure per dare sostegno nelle terapie con i bambini con problemi, ad esempio con autismo".