Svolta di Biden sull'11 settembre: via il segreto dai documenti dell'Fbi
Il presidente ha ordinato a dipartimento di Giustizia e agenzie federali di esaminare i file per poterli poi declassificare entro 6 mesi
A pochi giorni dal ventesimo anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono dell'11 settembre 2001, il presidente americano, Joe Biden, ha ordinato al dipartimento di Giustizia e ad altre agenzie governative Usa di riesaminare i documenti dell'Fbi sugli attentati, così da poterli declassificare entro sei mesi. Si tratta di una svolta storica rispetto alla posizione dei precedenti presidenti, che era stata promessa nel programma elettorale.
Quello di quest'anno è già un anniversario che si celebra tra le polemiche per il caotico ritiro dell'Afghanistan, dove gli Stati Uniti hanno
combattuto contro Al Qaeda la loro guerra più lunga, ma almeno viene accolto l'ultimatum degli oltre 2.000 familiari delle vittime che, il 6 agosto, avevano ammonito il presidente a non presentarsi a nessuna cerimonia commemorativa a meno che non avesse rimosso il segreto dal materiale sulla possibile complicità dell'Arabia Saudita con i 19 dirottatori aerei, 15 dei quali erano sauditi. Complicità che intendono comunque provare in una causa ancora pendente a New York contro Riad.
"Mentre ci avviciniamo al 20esimo anniversario di quel tragico giorno - ha spiegato Biden dopo aver firmato l'ordine relativo ai file - sto onorando l'impegno preso in campagna elettorale di garantire trasparenza sulla declassificazione dei documenti degli attacchi terroristici dell'11 settembre. Non dobbiamo mai dimenticare il duraturo dolore delle famiglie e delle persone care dei 2.977 innocenti che furono uccisi nel peggior attacco terroristico all'America nella sua storia. Per loro non è solo una tragedia nazionale ed internazionale, ma una devastazione personale".
"Il mio cuore - ha proseguito il presidente nel messaggio - continuerà ad essere con le famiglie dell'11/9 che stanno soffrendo, e la mia amministrazione continuerà a coinvolgere rispettosamente i membri di questa comunità".
Nel 2004 il rapporto della commissione parlamentare sull'11 settembre non trovò prove che il governo saudita, "come istituzione" o attraverso "alti" dirigenti, avesse finanziato "individualmente" i dirottatori ma ammise la "probabilità" che "fondazioni di beneficenza con sponsor significativi del governo saudita abbiano deviato fondi ad Al Qaeda". I familiari delle vittime sostengono che da allora "sono state scoperte molte evidenze
investigative implicanti dirigenti del governo saudita nel supportare gli attacchi" e che "attraverso varie amministrazioni il dipartimento di giustizia e l'Fbi hanno cercato attivamente di tenere queste informazioni segrete impedendo agli americani di conoscere la piena verità sull'11/9".
11 settembre, l'Fbi diffonde le foto inedite dell'attacco al Pentagono
Per questo hanno chiesto all'ispettore generale del ministero della giustizia di indagare sulle gestione delle prove da parte dell'Fbi, affermando che certi documenti sono apparentemente mancanti o persi. Tra questi, registrazioni di telefonate tra i cosiddetti co-cospiratori, interviste di testimoni, la foto di un diplomatico saudita con due dirottatori (Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar) all'esterno di una moschea californiana poco
dopo il loro arrivo in Usa, un video che mostrerebbe un saudita ospitare un party a San Diego per due autori dell'attentato.
La scorsa settimana, poi, Cbs News ha riferito dell'esistenza di un block notes appartenuto ad uno "studente" saudita di San Diego sulla busta paga di Riad e stretto collaboratore di quei due dirottatori: dentro c'è un disegno fatto a mano di un aereo e una equazione matematica che potrebbe essere stata usata per identificare un bersaglio e poi calcolare la velocità di discesa sul target. Misteri che forse saranno
svelati entro marzo, al termine dei sei mesi indicati da Biden per la declassificazione, e che potrebbero mettere in ulteriore imbarazzo Riad, dopo che il presidente ha desecretato anche il rapporto dell'intelligence Usa che ritiene il principe ereditario Mohammed bin Salman il mandante dell'omicidio Kashoggi.
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