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Nathan Drake, uomo normale... e fuori dal comune

Ricordando il grande cacciatore di tesori creato da Naughty Dog

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Nel corso degli ormai numerosi appuntamenti di questa nostra rubrica ci siamo trovati spesso di fronte a personaggi che, nonostante il loro status di icone indiscusse del mondo videoludico, sono nate a partire da un’idea di anonimato o di familiarità, così da dare modo ai giocatori di identificarsi con loro. E, nonostante la natura sotto molti aspetti cinematografica della saga di Uncharted, il (quasi sempre) protagonista di questi videogiochi, Nathan Drake, rientra in questa macro-categoria. Ma non è soltanto una questione di estetica (e di magliette infilate nei pantaloni solo per metà), né di fisico non (eccessivamente) pompato: per costruire una figura del genere c’è voluto molto, a più livelli.

La sua prima apparizione risale al 2007, con il primo capitolo della serie (Uncharted: Drake’s Fortune), e segna per prima cosa una svolta netta nella storia di Naughty Dog, a oggi uno degli studi di sviluppo più rinomati del settore. All’inizio del nuovo millennio l’azienda aveva lasciato nelle mani di Eurocom lo sviluppo del quinto videogioco con protagonista Crash Bandicoot, ovvero Crash Bash, per dedicarsi a qualcosa di nuovo – la serie di Jak and Dexter. Ripetendo l’arco già proposto con il marsupiale arancione, Naughty Dog pubblicò prima tre capitoli della saga principale (tra il 2001 e il 2004), durante i quali l’atmosfera delle storie si fece progressivamente più cupa, per poi concludere con un gioco di corse, distribuito nel 2005, chiamato Jak X: Combat Racing.

Arrivati a quel punto era di nuovo tempo di cambiare percorso... e la sterzata fu ancora più brusca. Più reale e per certi versi realistica, la storia messa sul tavolo da Uncharted ha tolto Naughty Dog dal ruolo di ideatrice di creature bizzarre, per farla entrare nel mondo delle grandi avventure a giocatore singolo con esseri umani come protagonisti… interpretati da esseri umani, dal momento che con l’avvento della generazione PlayStation 3 l’uso delle tecnologie di motion capture si stava facendo sempre più largo nell’industria.

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A Naughty Dog serviva un protagonista d’eccezione e, per fortuna, potevano contare su talenti del calibro di Amy Henning (la vera madre del personaggio) e altri nomi ormai più che noti che ne hanno seguito, anche a fasi alterne, l’evoluzione – come Neil Druckmann, che fece da lead game designer durante la costruzione del secondo capitolo.

Nathan Drake, come spesso succede in questi casi, ha cambiato faccia più volte nel corso dello sviluppo. Una delle prime fonti di ispirazione fu l’attore e stuntman Johnny Knoxville (diventato popolare soprattutto alla serie Jackass), ma in seguito le influenze si sono sommate, moltiplicate e, soprattutto, mischiate tra loro. La Henning lo ha definito, in passato, come un mix tra Bruce Willis ed Harrison Ford – e uno dei personaggi più celebri interpretati da quest’ultimo, Indiana Jones, di certo ha giocato un ruolo importante nel processo di creazione di Nathan.

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Ma gli sviluppatori non si sono di certo limitati a curare l’aspetto esteriore di Drake; una delle parti fondamentali del personaggio è il senso dell’umorismo irriverente e un certo – innegabile – carisma tipico degli eroi d’azione e di avventura un po’ romantici tanto in voga nel cinema americano non solo contemporaneo, ma anche e soprattutto classico (i personaggi di Cary Grant sono stati tirati in ballo da Amy Henning non a caso). Una caratteristica interessante di Drake, che contribuisce a rendere credibile il personaggio, è data dalle sue reazioni a ciò che succede intorno a lui; una cura molto particolare è stata dedicata alle animazioni, per fare in modo che ogni cosa che Nathan compie in Uncharted desse l’idea di qualcosa magari di straordinario, ma non certo sovrannaturale. E quando le cose si sono fatte particolarmente assurde è sempre stato il personaggio a farlo notare, con un’autoironia che bussava con insistenza sulla quarta parete.

Naturalmente tutto questo sarebbe rimasto nella testa degli sviluppatori e le cose sarebbero andate molto diversamente se non fosse stato per l’attore dietro a Nathan Drake. È inevitabile che, in questi casi, avvenga quanto succede sui palcoscenici da molto, molto tempo – ovvero che il performer contribuisca attivamente a plasmare il personaggio che interpreta, a volte arrivando a deviare non poco dalla visione dello scrittore o del regista di turno. Il merito qui è di Nolan North, ormai uno dei più grandi professionisti per quanto riguarda doppiaggio e motion capture nel mondo dei videogiochi: è stata la stessa Amy Henning ad attribuire una buona parte del merito nella creazione del carisma di Drake all’attore americano.

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Oltre ai capitoli della serie Uncharted, Nathan Drake è apparso come personaggio giocabile nel 2012 in PlayStation All-Stars: Battle Royale (che però non era un battle royale per come li intendiamo adesso) e viene citato, assieme ad altre glorie delle console Sony, in Astro’s Playroom, titolo di lancio di PS5. Inoltre è stato protagonista di Uncharted: Eye of Indra, fumetto “animato” pubblicato sempre da Sony sulle proprie piattaforme mentre, sulla carta stampata, è arrivato grazie alla miniserie prodotta da DC Comics, chiamata semplicemente Uncharted. Per quanto riguarda il piccolo o grande schermo, è stato interpretato da Nathan Fillion in un fan film del 2018, mentre forse, e sottolineiamo forse, nel 2022 dovrebbe arrivare anche il lungometraggio ufficiale (atteso da tempo immemore) dedicato alla serie, con Tom Holland nei panni di Drake.

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