La ripartenza della scuola si avvicina sempre più. Nel corso delle prossime tre settimane tutti gli studenti d’Italia torneranno sui banchi. Ancora una volta con tante incognite. Stavolta, però, il Governo ha messo a punto un piano che in teoria dovrebbe evitare le aperture-chiusure a singhiozzo che hanno contraddistinto il precedente anno scolastico. L’obiettivo è riportare in presenza al 100% gli alunni, limitando il più possibile la Dad. Una sfida importante, visto il quadro di riferimento da cui si partirà. A riassumerlo il sito Skuola.net che, avendo monitorato per tutto l’anno 2020/2021 cosa succedeva nelle nostre classi, attraverso la voce degli studenti coinvolti (specie delle superiori, i più penalizzati) ha voluto ricordare come ci siamo lasciati nella scorsa primavera.
Distanziamento: niente 'metro' di distanza per 1 su 4
Uno dei nodi più preoccupanti è quello del distanziamento in classe. Il CTS ha chiarito che indossando la mascherina chirurgica, anche al banco, si può continuare a fare lezione ‘dal vivo’ anche se non si riesce a rispettare la distanza di almeno un metro tra i banchi (e di due metri tra gli alunni e la cattedra).
Una scelta più che opportuna visto che dodici mesi - al via dello scorso anno scolastico - più di 1 studente su 4 delle scuole superiori raccontava che nella propria classe non c’era spazio a sufficienza per accogliere tutti i ragazzi con le nuove regole. Che nelle scuole secondarie di secondo grado voleva dire dover ricorrere alla Dad.
Aerazione in aula: si fa alla vecchia maniera
Per rendere sicura la scuola in presenza, oltre alle mascherine, è necessario che gli ambienti siano opportunamente arieggiati, in modo da eliminare l’eventuale presenza di virus nell’aria che si respira. Nel piano del Governo è specificato che si dovrà provvedere, per quanto possibile, a un costante ricircolo nelle aule, utilizzando sistemi di trattamento dell’aria (che però erano appannaggio solamente del 4% degli alunni) o aprendo le finestre. Un espediente, quest’ultimo, che per ovvie ragioni era il più sfruttato già nel 2020/2021 durante i periodi di scuola in presenza: il 54% degli studenti diceva che nella sua classe le finestre erano sempre aperte (sempre se il tempo lo consentiva), per il 23% l’aria veniva cambiata alla fine dine di ogni ora, per il 13% solo quando ce n’era necessità; appena il 6% era costretto a tenere porte e finestre chiuse.
Trasporti: 1 su 2 li ha lasciati affollati
Strettamente connesso alla scuola è anche il tema trasporti. E qui la faccenda si fa complicata. Perché, all’ultima riapertura generalizzata delle scuole (datata fine aprile 2021), tra chi prendeva i mezzi pubblici per andare in classe, oltre 1 su 2 riportava di bus, tram e treni affollati o comunque a bordo dei quali il distanziamento era una chimera. E all’epoca la capienza sulla carta doveva essere ridotta al 50%.
Anche quest’anno, la soluzione a questo problema sarà demandata ai singoli amministratori locali. L’invito contenuto nei provvedimenti governativi, intanto, per chi utilizza i mezzi è quello di indossare delle mascherine FFP2 (più protettive). Visto che la capienza, per ora, in zona bianca e gialla - situazione da cui ripartirà l’anno in tutte le regioni - rimane all’80%. Ma, naturalmente, si potrà usare anche quella chirurgica.
Ingressi e uscite a turni? Per 1 su 2 la prima campanella era unica
Ad un certo punto, per cercare di alleggerire la pressione sul sistema locale dei trasporti, molti hanno proposto le lezioni a doppio turno: la mattina e il pomeriggio. Non si è mai andati oltre una doppia fascia oraria (8-14 o 10-16), peraltro adottata solo in quei territori dove i tavoli di coordinamento locale con i prefetti lo hanno stabilito. Alla fine solo il 45% degli studenti di scuole medie e superiori sono stati costretti al doppio turno.
Ancora meno successo ha avuto la proposta di allungare la settimana scolastica fino al sabato: solo 1 su 3, tra quelli che erano avvezzi alla “corta”, si è ritrovato a ritornare fra i banchi nel weekend.
Tuttavia, ogni scuola avrebbe dovuto evitare assembramenti in ingresso, ad esempio differenziando leggermente gli orari di ingresso degli studenti: sempre a fine aprile, quasi la metà degli alunni (47%) raccontava però di entrare all’orario di sempre, unico per tutti.
Dad: 4 su 10 ancora senza una connessione affidabile
La Dad, dunque, con queste condizioni di partenza è uno spettro che probabilmente continuerà ad aleggiare. Seppur limitato a casi di effettiva emergenza e, almeno inizialmente, da applicare a macchia di leopardo e non per tutti gli istituti di un determinato territorio. Resta comunque una notizia non buona per chi ci capiterà sotto. Perché, seppur in costante miglioramento durante i mesi di pandemia, la didattica a distanza fino alla fine ha creato difficoltà, se non proprio tagliato fuori, tantissimi ragazzi e ragazze: ad aprile 2021, circa 1 su 10 diceva di non avere ancora un dispositivo personale con cui fare lezione; una quota simile (12%) non aveva spazi adeguati in casa per mantenere la concentrazione; 4 su 10, invece, avevano un connessione poco affidabile (in termini di velocità o di giga disponibili).
Alunni disabili e laboratori: in presenza solo in teoria
Qualora si fosse costretti a chiudere di nuovo le scuole, poi, si aprirebbero due ulteriori capitoli da dover gestire: le attività da svolgere necessariamente in presenza e gli alunni con disabilità o bisogni educativi speciali. In entrambi i casi, con le ultime chiusure dell’inverno scorso, si era previsto che sia i laboratori (specie per gli istituti tecnici e professionali) sia la presenza degli studenti in difficoltà (meglio se assieme ad altri alunni, per non isolarli) dovesse essere garantita. Peccato che le cose non sono andate proprio così: laddove presente un disabile, solo in 2 casi su 3 questi ha potuto seguire le lezioni in classe quando c’era la Dad (e nel 90% dei casi senza compagni); i laboratori, invece, per quasi 6 studenti su 10 si sono interrotti con lo stop alla didattica frontale.