Nuove prospettive: prima il piacere, poi il dovere (o quasi)
Ricominciamo la nuova stagione a partire da noi stessi: un po’ di sano egoismo rende più felici
Ci è stato inculcato fin da piccoli: nella scala delle priorità il primo posto spetta a doveri e responsabilità, il piacere segue se e quando si può. È un principio che non riguarda solo noi stessi, ma è uno dei fondamenti della nostra cultura e coinvolge il modo di pensare e le regole di comportamento in moltissimi ambiti della vita. Ma siamo certi che sia giusto applicarlo in modo generalizzato e in ogni situazione? A volte un po’ di sano egoismo contribuisce in modo importante alla nostra felicità e quindi al benessere delle persone che ci circondano.
DOVERE E PIACERE: IL SIGNIFICATO – La parola "dovere" ha in sé il senso di obbligo e di debito: viene dal latino de-hibere, contrazione del verbo habere: significa cioè “non avere” o “aver perduto il possesso”. Per estensione, esprime la necessità di restituire qualcosa a qualcuno o, in senso morale, l’imperativo di svolgere un compito. Ad esempio, dobbiamo l’affitto al padrone di casa, oppure dobbiamo rispetto ai nostri genitori. Il termine “piacere” discende invece dal latino placere, che significa andare a genio ma anche “essere liscio, appianato”. Il piacere è dunque una sensazione gradevole, una situazione facile e una strada spianata. Al contrario del dovere, che porta con sé un ostacolo da superare o un vuoto da colmare, l’idea di piacere suggerisce appagamento, semplicità e situazioni in cui non ci serve altro rispetto a quello che abbiamo.
LA CULTURA DEL DOVERE – La nostra società impone di dedicarci innanzi tutto alle attività necessarie per raggiungere una serie di obiettivi. Quando però il nostro dovere non coincide con il piacere, il nostro benessere e la nostra felicità sono fortemente compromessi. Se la felicità non è generata dal raggiungimento dell’obiettivo per il quale siamo tenuti ad operare (e quindi non facciamo fino in fondo il nostro dovere), il piacere è relegato agli spazi residui del cosiddetto “tempo libero”. In pratica: il dovere merita ogni sforzo, fino all’esaurimento di ogni energia, mentre il piacere è superfluo e sacrificabile. Il pericolo di questa logica è di rimandare sempre il momento delle nostre pause piacevoli, e di restringerle a pochi brevi attimi.
L’IMPORTANZA DI GODERE DELL’ISTANTE - Molti studi scientifici hanno dimostrato che il divertimento e le attività piacevoli sono fondamentali per il nostro benessere psico-fisico e ci aiutano anche a lavorare meglio. Un esperimento, guidato da Ed O’Brien, psicologo sociale e Assistant Professor presso la Booth School of Business dell’Università di Chicago, ha proposto a due gruppi di volontari lo stesso momento di svago e la medesima serie di test cognitivi. A un gruppo il divertimento è stato offerto prima dei test, all’altro dopo il “lavoro”. Come era prevedibile, la soddisfazione che il gruppo A ha dichiarato di provare è stata inferiore a quella del gruppo B, sollevato all’idea di aver già ottemperato al proprio dovere.. Il ricercatore spiega quindi perché lavorare troppo, senza mai liberarsi dal pensiero del dovere da compiere, è sbagliato: le pause rilassanti sono indispensabili al nostro benessere, ma anche ad apprezzare gli aspetti positivi dei nostri compiti. Se mettiamo sempre il tempo libero “alla fine”, quel momento potrebbe non arrivare mai. È quindi indispensabile goderlo quando si presenta, apprezzandolo istante per istante e liberandosi del pensiero di quanto resta ancora da fare.
UN CAMBIO DI PROSPETTIVE –Combattere la cultura del dovere è un processo difficile che richiede un importante cambio di prospettiva, ma che ci aiuterà a creare un equilibrio più soddisfacente tra lavoro e divertimento. Innanzi tutto, dobbiamo chiederci perché siamo esitanti nel concederci una pausa di piacere: se il nostro divertimento avrà un effetto negativo sulle nostre attività lavorative vale davvero la pena rimandare. Se però il dubbio viene dalla consapevolezza che il pensiero delle attività da svolgere ci impedirà di godere fino in fondo della pausa, allora siamo in errore. Per aiutarci a cambiare prospettiva, proviamo a immaginare nel dettaglio tutti gli istanti di piacere che ci regalerà la pausa e riconsideriamo la situazione: siamo certi che quello che dobbiamo fare non possa essere rimandato o, al limite, delegato a qualcuno chiedendo un favore? Nelle situazioni in cui non corriamo troppi rischi (clienti difficili da accontentare, capo iper vigile che ci sorveglia, doveri familiari imprescindibili), proviamo a concederci una pausa da dedicare a qualcosa che amiamo, concentrandoci a fondo sull’esperienza piacevole, senza lasciarci distrarre da interferenze esterne. Quando poi riprendiamo il nostro lavoro, facciamo caso a come ci sentiamo: in molti casi ci sentiremo più sereni e anche più produttivi ed efficienti.
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