ITALIA: SALVATI FINORA 3.350 AFGHANI

Afghanistan, i talebani minacciano gli Usa: via entro il 31 agosto o reagiremo

Le operazioni di evacuazione si fanno più macchinose del previsto. L'Italia finora ha già salvato 3.350 afghani. Ancora tensione in Panshir

"Se gli Usa o la Gb non se ne andranno dall'Afghanistan il 31 agosto, subiranno delle conseguenze. Rimanere oltre significa continuare a occupare, rompere la fiducia" e questo "avrà una reazione". La minaccia dei talebani, nella persona del portavoce Suhail Shaheen, arriva all'indomani delle parole del presidente Biden, ancora incerto di poter rispettare la scadenza prevista per il ritiro delle truppe americane.

Con gli alleati del G7 che invece premono per estendere le operazioni di evacuazione da Kabul. L'Italia finora ha salvato 3.350 afghani (1.990 già giunti nel Paese).

Manca una settimana alla scadenza per il ritiro delle forze Nato Manca infatti poco più di una settimana alla fatidica data, concordata a Doha tra Washington e i talebani, ma all'aeroporto della capitale afghana ci sono ancora almeno 20mila persone ammassate e altre decine di migliaia tentano disperatamente di essere portate via dal Paese da uno dei tanti voli militari che fanno la spola per evacuare cittadini occidentali, collaboratori afghani, persone vulnerabili o in pericolo. Dal canto suo l'Italia, secondo i dati forniti dal ministero della Difesa, ha salvato oltre 3.350 i cittadini, circa 1.990 quelli giù giunti nel Paese (di cui 547 donne e 667 bambini).

La replica del Pentagono Il Pentagono, pur senza replicare direttamente alle minacce, ha fatto sapere che gli Usa "stanno provando" a rispettare la scadenza, esfiltrando il più rapidamente possibile tutti i cittadini americani e i loro alleati afghani. E che sono in corso contatti con i nuovi leader di Kabul per consentire ai militari americani di estendere il perimetro del loro controllo sullo scalo per poter andare a prendere in sicurezza quei fortunati destinati a partire, "coordinamento che finora ha funzionato", ha assicurato il portavoce della Difesa americana, John Kirby.

Le posizioni degli alleati Nato Gli alleati, tuttavia, sembrano essere più realistici. Al G7 straordinario di domani, convocato da Londra che ne detiene la presidenza annuale, il premier Boris Johnson chiederà a Biden di rinviare il ritiro dei militari americani per poter continuare le evacuazioni dei civili. Anche perché - e ne sono tutti consapevoli - "non c'e' alcuna possibilità di restare in Afghanistan senza gli Stati Uniti", ha spiegato il ministro della Difesa Ben Wallace. Anche la Francia si dice "preoccupata" dall'imminenza della data del ritiro, ritenendo "necessario un rinvio supplementare per completare le operazioni in corso", ha detto il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, nella base aerea di Al Dhafra negli Emirati, da dove Parigi ha allestito un ponte aereo per Kabul. Appare più sfumata invece la richiesta della Germania, che ha già avviato colloqui con gli Stati Uniti e con la Turchia - che si era offerta di garantire la sicurezza dell'aeroporto Hamid Karzai dopo il ritiro, prima che tutto precipitasse - per poter estendere oltre il 31 almeno le operazioni civili. Su questo, ha precisato il ministro Heiko Maas, Berlino dialoga anche con i talebani e "continuerà a farlo, perché avranno certamente un ruolo particolare nel funzionamento dello scalo dopo il ritiro delle truppe americane". Anche il premier Mario Draghi ha fatto il punto della situazione con i ministri degli Esteri e della Difesa, Di Maio e e Guerini, alla vigilia del summit virtuale dei Sette, e in vista di quello straordinario del G20, che l'Italia intende tenere a settembre alla presenza di Russia e Cina, considerati interlocutori cruciali nello scacchiere afghano.

A rischio l'incontro tra Joe Biden e Xi Jinping In questo clima di tensioni internazionali, sembra invece a rischio l'incontro tra Biden e Xi Jinping previsto a margine dell'altro vertice G20, quello già previsto a Roma in presenza per fine ottobre, al quale il leader cinese potrebbe partecipare solo da remoto. I motivi, fanno sapere media cinesi, sarebbero dovuti alle preoccupazioni per la pandemia da Covid, ma non si esclude legati anche agli scarsi progressi nelle relazioni tra Washington e Pechino, rese ancora più tese dai rapporti amichevoli - e interessati - tra la Cina e i talebani. Al G7 si discuterà inoltre di aiuti umanitari, del ricollocamento dei richiedenti asilo e del previsto flusso di migranti. Centrale sara' anche il tema del rispetto dei diritti umani, in particolare delle donne e delle ragazze, pena eventuali sanzioni se i talebani dovessero violarli. Stati Uniti e Canada hanno fatto sapere di voler sostenere la proposta in tal senso della Gran Bretagna, secondo il mantra occidentale secondo cui il nuovo regime afghano sarà "giudicato dai fatti, non dalle parole".

Ancora tensione nel Panshir Sale alle stelle la tensione a nord di Kabul: nella Valle del Panshir "migliaia" di combattenti anti-Talebani si sono asserragliati e sono "pronti a dare battaglia", circondati da quelli che fino a una manciata di giorni fa erano insorti e che ora invece dominano di nuovo l'Afghanistan. Ma questo fazzoletto di terra stretto tra le montagne dell'Hindu Kush resiste, come ha fatto contro i sovietici negli anni 80 e sempre contro i Talebani dopo la caduta di Kabul nel 1996. La Valle e' "assediata" ma stiamo negoziando con le forze dell'Alleanza del Nord "per trovare una soluzione pacifica", ha dichiarato il portavoce dei Talebani, Zabihullah Mujahid. Tuttavia si rincorrono notizie di ultimatum alle forze del Panshir e la situazione potrebbe precipitare da un momento all'altro.