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"The Blues Brothers" torna in tv: su Iris il cult con John Belushi e Dan Aykroyd

Mercoledì 11 agosto in onda la commedia musica di John Landis: un mito che continua da oltre 40 anni

IPA

La storia della missione per conto di Dio di Jake ed Elwood Blues è arrivata al cinema 41 anni fa, tra gag, sketch esilaranti, inseguimenti rocamboleschi e musica black. "The Blues Brothers" è diventato una delle leggende della storia del cinema, un mito che continua ancora oggi. Il film torna in tv in prima serata su Iris, mercoledì 11 luglio. Diretto da John Landis, ha consacrato John Belushi e Dan Aykroyd, diventando parte della cultura pop grazie anche a una colonna sonora travolgente e a un cast stellare di musicisti e cantanti.

"Di là ci sono due tizi vestiti da impresari delle pompe funebri. Quello alto vuole pane bianco tostato liscio, con niente sopra. E quell’altro ha ordinato la bellezza di quattro polli fritti e una coca". Elwood, Jake, i Blues Brothers.

Torniamo un attimo indietro. Siamo nella seconda metà degli anni 70, John Belushi e Dan Ayckroyd sono conosciuti nei panni dei Blues Brothers per le loro comparsate al Saturday Night Live, programma cult tra satira e comicità. Vestito nero, cappello nero, gli inconfondibili occhiali scuri: sono i tratti distintivi del loro look. Il debutto ufficiale avviene ad aprile 1978, affiancati da una vera e propria band stabile (Steve Cropper, Lou Marini, Donald Duck Dunn, Matt Guitar Murphy, tra gli altri). Da lì qualcosa nato per gioco diventa più serio. Esordiscono dal vivo all’Universal Amphitheatre di Los Angeles il 9 settembre 1978, introdotti dal comico Steve Martin. Il primo concerto diventa un disco live, pubblicato sempre del 1978, "A Briefcase full of blues", che arriva in vetta alle classifiche americane e ottiene due dischi di platino.

Belushi aveva già lavorato con John Landis in un altro film cult, "Animal House" (1978) e sia lui che Aykroyd erano stati tra i protagonisti del semi flop "1941 - Allarme a Hollywood" (1979) di Spielberg. È il 20 giugno del 1980 e "The Blues Brothers" esce nelle sale americane, mentre contemporaneamente viene lanciata la colonna sonora del film che viene accompagnata in tour dalla band attraverso tutti gli Stati Uniti.

LA STORIA - Dopo il rilascio di Jake Blues dalla prigione, lui e il fratello Elwood fanno visita a "La Pinguina", l'ultima delle suore che li ha allevati in orfanotrofio. Apprendono che l'arcidiocesi smetterà di sostenere la scuola e venderà l'orfanotrofio. L'unico modo per mantenere aperto il posto è pagare la tassa di 5000 dollari sulla proprietà entro 11 giorni. Così decidono di organizzare un concerto con la loro vecchia band utilizzando ogni sorta di espediente. Ma mentre cercano di compiere la loro "missione", nemici e ostacoli si moltiplicheranno lungo la strada.

PROBLEMI DI PRODUZIONE - Annusato il successo sull'onda della popolarità soprattutto di Belushi in tv, gli Universal Studios si erano accaparrati i "The Blues Brothers" ma non sapevano a cosa sarebbero andati incontro. Il film diventa via via un vero e proprio incubo, tra ritardi, costi che si aggiungono continuamente e problemi di gestione. Quando iniziano le riprese la sceneggiatura non è ancora completata: se ne era occupato Aykroyd, nuovo in quel ruolo, e aveva impiegato sei mesi per consegnarla. E' troppo lunga e tocca a Landis riscriverla. Ai ritardi di scrittura si somma l'allegra indolenza del cast, in cui Belushi viene decritto come una specie di capo-gita (Aykroyd lo definì come "il sindaco non ufficiale di Chicago"). Inizate le riprese a Chicago a luglio a ottobre non erano ancora terminate. Nessuno aveva chiaro che film stessero facendo, era insieme un musical, una commedia e un film d’azione. Intanto si aggiungevano i problemi di condotta di Belushi: mentre le riprese procedevano, la dipendenza dalla droga si insinuò sempre più profondamente in lui. “Durante le riprese, John divenne dipendente dalla cocaina. La coca ti fa bere, e bere ti fa assumere ancora più coca. Arrivava gente sconosciuta e gli dava la cocaina, era difficile tenerli lontani. Ci ha quasi rimesso la vita durante le riprese”, ha raccontato Landis. Per non parlare dei ritardi di Belushi, che faceva tardi la notte, dormiva di giorno e spesso era irreperibile. Aykroyd ha raccontato un curioso episodio: una notte che lo cercava in una zona di riprese vide una finestra illuminata di una casa e suonò chiedendo se avevano visto un attore del film. Il padrone di casa lo portò da Belushi che dormiva sul divano, dopo che gli aveva saccheggiato il frigo. La produzione cercò quindi di limitare i danni affiancandogli poi una specie di guardia del corpo-tutore. Ma successero altri episodi, ovviamente. Come quello sul set all'Hollywood Palladium della scena del concerto della “Sala grande del Palace Hotel”: l'attore si fece prestare da un ragazzo per strada uno skateboard, dal quale cadde acciaccandosi un ginocchio. Dovettero chiamare il miglior ortopedico di Los Angeles per curarlo.

INSUCCESSO INIZIALE - Il film è costato 27,5 milioni di dollari, 10 in più del budget iniziale. Al suo debutto negli Stati Uniti, il film incassa 57 milioni di dollari e viene considerato un flop. Viene proiettato però solo in 600 dei soliti 1400 cinema. Secondo Aykroyd parte dell'insuccesso iniziale è da attribuire al razzismo. In molti cinema degli Stati del sud si rifiutarono infatti di programmarlo per il fatto che nel cast c'erano troppo afroamericani, sostenendo che i bianchi non sarebbero andati a vederlo. Successivamente, ironia della sorte, gli incassi in Europa del film di Landis portarono "The Blues Brothers" a raddoppiare quelli nazionali e a totalizzare 115 milioni. Un record: è stato così il primo film statunitense a incassare più all’estero che in patria. Inoltre l’home video portò nelle casse della produzioni ulteriori 32 milioni di dollari. Un successo leggendario.

LA BLUESMOBILE - Il cinema americano anni 80 è stato segnato dalle auto a tema (vedi "Ritorno al futuro" e "Ghostbusters"). La Bluesmobile del film è una Dodge Monaco 1974. I veicoli utilizzati nel film sono auto della polizia acquistate dalla California Highway Patrol. Dodici Bluesmobiles sono state usate nel film, tra cui una che è stata costruita solo per cadere a pezzi.

DISTRUZIONE DA GUINNES - Durante le riprese sono state distrutte 103 auto. Per questa cifra il film è entrato nel Guinnes dei primati.

IL BLUES PRIMA DI TUTTO - La produzione era poco convinta delle vecchie glorie del soul/blues coinvolte nel film. Avrebbero preferito cantanti e star più giovani. Ma la scelta iniziale partita da Aykoyd è stata quella vincente: il film ha contribuito a rilanciare un intero genere musicale facendo conoscere al pubblico giovane degli anni 80 leggende come Aretha Franklin, Ray Charles, Cab Calloway, James Brown, John Lee Hooker. "The Blues Brothers testimonia l’infinita passione di John e Dan per il Blues. Hanno sfruttato la propria popolarità per focalizzare l’attenzione sulla musica soul. Ci sono motivazioni diverse che possono spingerti e fare un film, e il successo dello stesso può essere letto su più livelli. Dal punto di vista di Dan, che voleva mettere al centro il genere musicale, fu un enorme successo. Ne ha riportato indietro tutte le leggende, come se fosse una loro vendetta", ha raccontato John Landis.

TUTTI I CAMEO - Oltre a James Brown (il reverendo Cleophus), Ray Charles (il proprietario del negozio di strumenti), Aretha Franklin e John Lee Hooker, nella pellicola appaiono Carrie Fisher, scatenata fidanzata di Jake, Twiggy, l'avvenente bionda in una Jaguar cabriolet che fa conoscenza con Elwood al distributore di benzina. E poi Steven Spielberg l'impiegato dell'ufficio delle tasse, John Landis nel ruolo del poliziotto “Trooper La Fong” nella scena dell'inseguimento nel centro commerciale. Infine Frank Oz, regista e burattinaio dei Muppet, interpreta l'ufficiale della prigione che consegna a Jake gli effetti personali all'uscita dal carcere. 

"The Blues Brothers", 40 anni fa nasceva il mito di Jake ed Elwood

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