tgmagazine

Linguaggio segreto della cravatta

I nodi trasmettono emozioni

A tinta unita, regimental, a pois, versione trendy: la cravatta torna di moda. A sbuffo, all'inglese, a bottiglia, windsor (invenzione attribuita a Eduardo VIII), onassis, prince alberty, chanel (debuttò sul grande schermo nel film diretto da Agatha Christie, 'Assassinio sul Nilo'), shrinker, in omaggio al noto strizza cervelli Brain Shrinker. Accessorio simbolo dell'eleganza maschile, must irrinunciabile per i nuovi gentleman moderni, la cravatta è anche un modo per confrontarsi con il partner, comunicare, sollecitando dinieghi e promesse. 85 i modi per stringerla al collo e altrettante quindi, nel bene e nel male, le straordinarie emozioni in grado di trasmettere.

Perchè quella semplice striscia di tessuto annodata al collo parla un linguaggio sottile, metaforico e può lanciare messaggi sublimari. Simbolo fallico, da secoli, soddisfa gusti e fantasie di uomini e donne. Al di là della letteratura visionaria legata alla cravatta (lord Brummel, dandy e meraviglioso esteta, non poteva farne a meno), esiste infatti un vero e proprio alfabeto, insospettabile, declinabile a seconda delle diverse situazioni. Specchio dell'uomo, della sua intimità più profonda, come rivelato da un incontro che si è tenuto a Milano, promosso da alcuni industriali serici.

Un nodo enorme, esagerato? Fate molta attenzione. E' una persona con i suoi timori, ha paura di apparire, di svelarsi. Il nodo piccolo, arricciato, che fa qualche piega? Un uomo che freme, desideroso di incontri, esuberante, dal punto di vista emotivo. Se invece è molto stretto, piccolo, deforme, è un uomo di cui non bisogna assolutamente fidarsi. Ha remore, paure, reticenze soprattutto in fatto di sessualità. Se al contrario il nodo della cravatta è sollevato, si curva leggermente sul collo è qualcuno che sta andando a caccia... del gentil sesso.

Eppure la cravatta è ancora oggi uno degli accessori più amati e odiati. Rappresenta l'eccessivo perbenismo, la classe, il rigore ostentato, la sicurezza, l'eleganza formale, desideri inconfessati e libertari, quando viene 'spodestata' dal proprio guardaroba.

La simbologia del nodo è ricca e sfaccettata. Soprattutto se è la donna a compiere determinati gesti. Sarà lei a stringere la cravatta se vuole 'marcare' il terreno, dimostrare di aver conquistato finalmente il proprio compagno. Se poi è sempre lei a slacciare il nodo, il messaggio è fin troppo evidente. Un invito immediato a sciogliersi e a seguirla. In ogni caso, per ogni uomo la cravatta rappresenta un vero e proprio biglietto da visita. Stropicciata e sporca? E' sicuramente un uomo negligè. Attenzione poi a non metterle mai sul letto. Portano male. Le cravatte devono essere sempre appese!

Consacrata da Baudelaire, che comunque preferiva alla cravatta, il papillon, citata da Oscar Wilde ne 'La fortuna di chiamarsi Ernesto' , in una frase diventata ormai un cult ('una cravatta ben annodata è il primo passo serio verso la vita'), è l'accessorio must nel guardaroba del gentleman di oggi, che riporta ad un'immagine classica di una volta, ma secondo regole moderne volte a un rinnovato concetto di essenzialità. Da adattare all'abito di sartoria, altro capo irrinunciabile del perfetto gentiluomo, ai pantaloni con la piega e alle scarpe di vernice: tutti elementi che rimandano all'archetipo del 'signore di una volta', ma che si trovano creativamente accostati agli abiti e agli accessori più classici di oggi.

Alberto Valentini, soprannominato il 'Salvador Dali', della cravatta' è convinto che la vera seduzione di una cravatta provenga dai materiali con i quali è realizzata. "Ogni tessuto ha la sua energia che si trasmette al corpo, una seduzione particolare che parte proprio dalle stoffe, alcune delle quali antichissime", spiega Valentini, amato dagli uomini della politica e da giovani rampolli dell'imprenditoria italiana, come Lapo Agnelli. "Nei miei laboratori di via dei Coronari sono conservati oltre 30 mila metri di tessuti con i quali confeziono le mie cravatte. L'unico, vero elemento libertario e rivoluzionario dell'abbigliamento maschile, più di una polo o di una t-shirt", aggiunge. "Ma non quelle di seta, ormai fuori moda, appartegono solo a bancari e ministeriali. Preferisco il gabardine, i lini irlandesi, le lane usate per cappotti e tappezzerie, i tweed. La prossima estate lancerò la linea 'liquido amniotico', materiale tecnologico, impalpabile. Perfetto per le signore. Da toccare, accarezzare", conclude. "Provare per credere".

"Dietro la cravatta si possono celare messaggi" gli fa eco lo stilista Renato Balestra. "Può essere portata, per esempio, con orgoglio quando è un dono della persona amata, rappresenta il temperamento, il guizzo, l'originalità (o l'assoluto aplomb) di una persona. Può essere seducente (o repellente). Può donare o stonare. Bisogna interpretarne comunque il linguaggio", conclude. "E attenzione alla sua "gestualità" a volte meravigliosamente peccaminosa".

Ed a proposito di messaggi di decifrare, anche Luca Litrico, titolare della storica sartoria da uomo, non ha dubbi. "La cravatta è uno status symbol e un simbolo fallico, lo specchio degli stati umorali di un uomo" Spesso gli uomini scelgono le cravatte a secondo del proprio lavoro. Si tratta, sicuramente, di qualcosa di inconscio, ma è tutto straordinariamente allusivo. I politici italiani scelgono cravatte tinta unita, sobrie nelle sfumature, il blu, il bordeau, mentre per esempio, ingegneri, operatori dell'informatica, prediligono disegni di ispirazione naturalistica, fiori, piante, animali. "Quasi un controcanto al loro universo quotidiano". 

L'eccentrica contessa e disegnatrice di moda, Marina Ripa di Mena (ex Lante della Rovere) annuncia intanto che quest'estate lancerà la moda della cravatta sopra il colletto della Lacoste. Un modo nuovo e modeno per continuare a celebrare il mito di un accessorio simbolo, capace di reinventarsi, senza perdere appeal.