C'è aria di tempesta in casa Activision Blizzard: il colosso dei videogiochi è stato denunciato dall'ente californiano per le pari opportunità DFEH (Department of Fair Employment and Housing) a seguito di alcune testimonianze di ex-dipendenti, costrette a sopportare numerosi abusi da parte della dirigenza negli anni di lavoro tra le fila dell'azienda.
Una notizia che ha scatenato l'insurrezione degli attuali sviluppatori del publisher, con oltre mille dipendenti che hanno scritto una lettera alla dirigenza chiedendo spiegazioni e avviando uno sciopero in seguito all'assenza di una risposta ufficiale.
La protesta è partita oggi 28 luglio con una manifestazione durante la quale sarà presentato un nuovo documento con le richieste dei dipendenti, che pretendono più trasparenza da parte della dirigenza e l'introduzione di nuove politiche atte a promuovere la diversità e l'inclusione, oltre a una valorizzazione del ruolo di donne e delle minoranze che, finora, sono sempre rimaste ai margini di Activision Blizzard.
La dirigenza ha definito la maggior parte delle accuse "distorte" o "non veritiere", portando gli sviluppatori a richiedere la pubblicazione di documenti in cui sono riportati il numero esatto di donne che hanno ricevuto promozioni, aumenti o ruoli rilevanti nei vari progetti prodotti da Activision e Blizzard Entertainment, così da verificare la veridicità delle accuse.
In assenza di una risposta ufficiale, i dipendenti hanno promosso uno sciopero rinunciando alla paga giornaliera, interrompendo di conseguenza lo sviluppo di ogni progetto in cantiere, a partire dagli aggiornamenti di World of Warcraft. Il publisher californiano pare intenzionato a muoversi per vie legali ma deve affrontare un enorme danno all'immagine, con potenziali ritardi sulla tabella di marcia per videogiochi attesissimi quali il prossimo Call of Duty, Overwatch 2 o Diablo IV.