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Gb: il figlio spende 2mila sterline per un videogioco, padre costretto a vendere la sua auto

Il bambino di 7 anni aveva effettuato numerose microtransazioni sul videogioco per dispositivi mobile Dragons: Rise of Berk

IGN

Uno dei dilemmi maggiori nel mondo dei giochi digitali è la crescente preoccupazione relativa alle microtransazioni, per le quali milioni di giocatori ogni giorno spendono cifre che superano ogni immaginazione. Il fenomeno sta purtroppo dilagando tra i più giovani e il dibattito si divide tra coloro che sostengono che gli sviluppatori dovrebbero prendere provvedimenti e tra quelli che premono per un maggiore controllo da parte dei genitori.

Intanto, il fenomeno si estende a macchia d’olio e nei giorni scorsi ha coinvolto un padre in Gran Bretagna, che è stato costretto a vendere la sua auto per far fronte ai debiti accumulati dal figlio di 7 anni su un videogioco per smartphone. Il bambino, di nome Ashaz Mutaza, ha effettuato infatti 29 microtransazioni da 1,99 a 99,99 sterline ciascuna mentre giocava al videogioco per mobile Dragons: Rise of Berk, di DreamWorks, per un totale di quasi 2mila sterline.

Nel videogame è infatti possibile scegliere diverse caratteristiche dei personaggi a pagamento e nella versione gratuita sono disponibili alcuni oggetti estetici con un valore superiore ai 100 dollari. Anche se la piattaforma richiede sempre la password per confermare l'acquisto, in qualche modo il piccolo ne era venuto a conoscenza.

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Suo padre, Muhammad Mutaza, si è reso conto troppo tardi delle transazioni quando ne ha ricevuto la fattura tramite e-mail. "Inizialmente, ho pensato di essere stato truffato. Non avrei mai pensato che fosse possibile spendere così tanti soldi per un gioco per bambini", ha raccontato al quotidiano britannico The Sun. Non avendo abbastanza soldi per coprire il debito, ha dovuto vendere la sua auto, una Toyota Aygo.

L'uomo ha cercato di risolvere amministrativamente la questione con l’assistenza clienti di Apple, distributore del videogioco, cercando di giustificare la spesa come debito involontario e basandosi sulla tesi che il bambino premeva solo tasti a caso per non perdere nel gioco. Dopo vari tentativi, è riuscito a ottenere solo un magro rimborso di 207 sterline dall'azienda.

Questo è il segno che una supervisione maggiore dei propri figli stia diventando sempre più urgente e che molti genitori non dovrebbero lasciare i propri smartphone e dispositivi mobile incustoditi, specie nel caso in cui siano abbinati ai propri sistemi di pagamento.

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