Dopo oltre un anno e mezzo di "silenzio", Bod Dylan ha rotto il digiuno da pandemia ed è tornato sul palco per esibirsi. Lo ha fatto in un locale buio e fumoso d'altri tempi, un club di Santa Monica in California, davanti ad un pubblico "popolare", che beve e fuma di continuo e ogni tanto balla, dove il premio Nobel si è esibito in una performance intima ed intensa su note blues, jazz e country. Un concerto, intitolato "Shadow Kingdom", in bianco e nero, registrato in esclusiva per la piattaforma Veeps e visibile solo online (fino al 20 luglio) al prezzo di circa 25 dollari, che sembra riportare agli anni 40, tra atmosfere vintage e suoni graffianti.
Mr. Tamburine Man ha cantato e suonato, imbracciando una chitarra acustica, con una band di musicisti con la mascherina anti-Covid sul volto: niente pianoforti, tastiere e nemmeno una batteria.
Il titolo di ogni canzone appare sullo schermo, prima di essere eseguita e nel repertorio, descritto come 'The Early Songs of Bob Dylan', ovvero le prime canzoni di Bob Dylan, tra i brani in scaletta ci sono 'Watching the River Flow', Forever Young', 'The Wicked Messenger', 'What Was It You Wanted'.
Nella chat accanto al video del concerto c'è gente da ogni angolo del mondo, dalla Cina al Sud Africa, tutti accomunati dallo stesso entusiasmo e trepidazione, che accompagna l'attesa di un grande evento. Perche di questo si è trattato. Un concerto memorabile, da era Covid, durante il quale Dylan ha dato il meglio di sè, voce graffiante, esecuzione perfetta da vero King, a 80 anni come quando ne aveva 20.
Dietro la macchina da presa di quello che è apparso quasi come un film, la regista israeliana Alma Har'el, che ha messo in scena (la registrazione è avvenuta a maggio, ndr) 50 minuti da ricordare. E adesso c'è chi spera che di "film-concerti" come questo ne vengano prodotti altri. Piccoli capolavori, miracoli musicali da tempi di pandemia.