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Mafia, blitz a Palermo: 16 fermi nel mandamento di Ciaculli, ricostruito l'organigramma dei clan

Il territorio è talmente soggetto all'attività dei clan che nessuno tra le oltre 50 vittime dell'estorsione ha denunciato. I boss volevano mettere le mani anche sull'emergenza sepolture

Blitz antimafia a Palermo, 16 fermi nel mandamento di Ciaculli

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Durante un'operazione che chiude 2 anni d'indagini sul mandamento mafioso Brancaccio-Ciaculli di Palermo, polizia e carabinieri hanno fermato 16 persone per associazione mafiosa ed estorsione aggravata. L'inchiesta ha svelato gli organigrammi delle famiglie mafiose di Roccella e di Brancaccio. , individuato gli elementi di vertice dei clan e ricostruito 50 episodi estorsivi.

Dalle indagini è emerso che il territorio è ancora fortemente condizionato dalla presenza di Cosa Nostra, e gli imprenditori e i commercianti,
prima di avviare le loro attività, sono soliti chiedere l'autorizzazione al referente mafioso della zona. Tanto che tra le numerose attività vittime del racket - supermercati, autodemolitori, macellerie, bar, discoteche, farmacie, panifici, imprese di costruzione, rivendite di auto - nessuno ha presentato denuncia, e addirittura in alcuni casi i commercianti si sono preoccupati di non figurare nel "libro mastro" delle estorsioni o di offrire
agli estortori un escamotage per eludere eventuali controlli di polizia.

I boss del mandamento di Ciaculli, però, avrebbero voluto mettere le mani anche su un affare più redditizio: quello dell'emergenza sepolture. Il 63enne boss Giuseppe Greco, fermato nella notte e ritenuto il nuovo capomafia di Ciaculli dopo l'arresto - due anni fa - del cugino Leandro, aveva infatti chiesto a Filippo Bisconti, ex capomafia di Belmonte Mezzagno e oggi collaboratore di giustizia, di realizzare un cimitero privato. "Ha sempre gestito le terre di famiglia - ha raccontato Filippo Bisconti - a un certo punto ebbe un tracollo finanziario, non so perche'. Mi propose di realizzare un cimitero privato per Palermo, facemmo alcuni incontri per discutere dell'affare". Il progetto però, a quanto pare, non ha mai avuto seguito.

L'indagine ha anche ricostruito l'organigramma delle famiglie mafiose, chiarendo che lo scettro del mandamento di Ciaculli è rimasto alla storica famiglia dei Greco. Proprio Giuseppe Greco ha retto, dopo l'arresto del cugino, il mandamento mafioso, occupandosi di tenere i rapporti con le famiglie mafiose di Brancaccio, Roccella e Corso dei Mille. Il presupposto per assicurare nel tempo ai due l'egemonia sugli altri clan assorbiti sotto l'influenza del mandamento mafioso di Ciaculli è stato assicurato dal rapporto di parentela con il noto boss mafioso Michele Greco detto "il papa". Leandro ne è infatti nipote in linea diretta mentre Giuseppe è figlio di Salvatore greco, detto "Il senatore", fratello di Michele.


Le indagini hanno accertato anche il ruolo di Ignazio Ingrassia detto "il boiacane". L'anziano mafioso ha fornito il suo apporto al vertice del mandamento nella gestione degli affari. Il duumvirato Greco-Ingrassia si è infatti occupato di gestire le dinamiche legate al sostentamento economico delle famiglie dei carcerati cercando le risorse grazie ad una vasta e complicata rete di attività illecite. Il vertice imponeva un
vero e proprio controllo capillare del territorio intervenendo nella compravendita di terreni e immobili e gestendo il mercato della droga.


La sensaleria caratterizza storicamente il modus operandi delle cosche e costituisce un caratteristico strumento di imposizione della loro egemonia sul territorio. Le indagini hanno accertato che la forza intimidatrice degli uomini d'onore di Ciaculli era in grado di raggiungere dimensioni ancora piu' invasive rispetto alla mera richiesta del pagamento di una tangente sulla compravendita di immobili e terreni. Greco, con alcuni complici, ha infatti in un'occasione imposto la vendita di un immobile in favore di un uomo d'onore obbligando il legittimo promesso
acquirente a rinunciare all'affare.

Il vertice del mandamento si è inoltre occupato dell'amministrazione del circuito dell'approvvigionamento e smercio di sostanze stupefacenti,
costringendo alcuni soggetti a versare somme di denaro da destinare alla cassa del mandamento mafioso. Greco è riuscito poi a intessere un delicato rapporto di coordinamento tra i mandamenti palermitani per acquistare all'ingrosso stupefacenti dalla 'ndrangheta calabrese, il più grande importatore di cocaina in Italia.

Le indagini hanno consentito di documentare che il canale di comunicazione con gli esponenti calabresi era tenuto da Ingrassia, influente e anziano esponente del mandamento di Ciaculli, che ha dato prova anche in altre circostanze di possedere un ramificato e ampio circuito relazionale con esponenti di diverse altre organizzazioni criminali. I boss del mandamento di Ciaculli fermati avevano inoltre costanti rapporti con Cosa Nostra americana.


Un elemento di rilievo in tal senso è stato acquisito dagli inquirenti in occasione dell'omicidio del mafioso newyorkese Frank Calì, esponente della famiglia Gambino di New York, comunicata tempestivamente all'anziano consigliere del boss Giuseppe Greco, Ignazio Ingrassia.

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