Malgrado il Regno Unito registri 54.674 nuovi casi di Covid, il premier britannico Boris Johnson, criticato dagli scienziati britannici, conferma le riaperture a partire dal 19 luglio, "il giorno della libertà". Si prevede il via libera ad attività come i locali notturni, l'allentamento di ciò che rimane delle limitazioni per cinema, teatri, eventi pubblici, matrimoni o funerali e la fine dell'uso della mascherina al coperto e il distanziamento.
Inoltre, da lunedì, i residenti del Regno Unito che rientreranno dagli oltre 100 Paesi - Italia inclusa - della cosiddetta lista ambra non dovranno più essere messi in quarantena, ma Downing Street ha annunciato che questa apertura non si applicherà a chi torna dalla Francia, a seguito della presenza oltremanica di casi della variante Beta.
La totale eliminazione delle restrizioni anti-Covid nel Regno Unito, il giorno dopo la notizia della positività al covid del ministro della Salute Javid, è però, come detto, fortemente criticata, e definita una scelta "pericolosa e immorale" per tutto il mondo. Lo sostengono 1.200 scienziati, che hanno attaccato con durezza Boris Johnson, a pochi giorni dal fatidico 'liberi tutti' del 19 luglio. Specialisti e consulenti governativi di diversi Paesi riuniti in un meeting virtuale hanno appoggiato una lettera della rivista medica Lancet in cui i piani del governo britannico (tra cui lo stop all'uso obbligatorio della mascherina ed al distanziamento sociale) erano stati definiti "pericolosi e prematuri".
Christina Pagel, direttrice dell'unità di ricerca operativa clinica dello University College di Londra, ha avvertito che "a causa della nostra posizione di hub di viaggio globale, qualsiasi variante che diventa dominante nel Regno Unito probabilmente si diffonderà nel resto del mondo". Michael Baker, professore di sanità pubblica e membro del gruppo consultivo del Ministero della Salute della Nuova Zelanda, si e' detto "stupito" dai piani del governo britannico, orientati verso il ritorno ad un "approccio di immunita' di gregge". Approccio definito "completamente inaccettabile", perche' questa strategia è "fallita miseramente in tutto il mondo", ha affermato.
Johnson in quarantena: marcia indietro dopo le polemiche Intanto Il primo ministro britannico Boris Johnson, che inizialmente aveva deciso di non porsi in isolamento in seguito al contatto con il ministro della Salute Sajid Javid (risultato positivo al Covid), dopo le polemiche ha fatto marcia indietro e ha comunicato che andrà in quarantena. Johnson non parteciperà quindi al "programma pilota" offerto dal Sistema sanitario nazionale britannico che prevede, invece dell'isolamento, test quotidiani.