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Caso Eni, l'ex pm Davigo indagato a Brescia per rivelazione di segreto d'ufficio

Nell'aprile 2020, quando era ancora consigliere del Csm, il magistrato avrebbe ricevuto dal collega Storari i verbali di Amara

L'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, ex pm del pool Mani Pulite, risulta indagato a Brescia per rivelazione del segreto d'ufficio. Secondo "Il Corriere della Sera", a Davigo nell'aprile 2020 il pm Storari consegnò verbali segreti che da dicembre 2019 a gennaio 2020 il plurindagato Amara, ex avvocato esterno Eni, aveva reso su un'asserita associazione segreta, denominata "Ungheria" e condizionante toghe e alti burocrati dello Stato.

Davigo, racconta "Il Corriere", era consigliere Csm sino al pensionamento nell'ottobre 2020, ex pm di Mani pulite e giudice di Cassazione. A Davigo nell'aprile 2020 il pm Storari consegnò (in formato word non firmato) i verbali segreti che da dicembre 2019 a gennaio 2020 il plurindagato Amara, ex avvocato esterno Eni, aveva reso (appunto a Storari e al procuratore aggiunto Laura Pedio) su un'asserita associazione segreta, denominata "Ungheria" e condizionante.

L'11 maggio scorso in tv a Di Martedi' Davigo spiegò che Storari gli aveva "segnalato una situazione critica e dato il materiale necessario per farmi un'opinione, dopo essersi accertato che fosse lecito. Io spiegai che il segreto investigativo, per espressa circolare del Csm, non è opponibile al Csm".

Circa l'impasse in Procura a Milano, per Davigo il problema era "che, quando uno ha dichiarazioni che riguardano persone in posti istituzionali importanti, se sono vere è grave, ma se sono false è gravissimo: quindi, in un caso e nell'altro, quelle cose richiedevano indagini tempestive. Mi sembrava incomprensibile la mancata iscrizione".

Per Davigo, "la necessita' di informare in maniera diretta e sicura i componenti del Comitato di presidenza Csm (perché questo dicono le circolari"). L'ex pm di Mani Pulite ne aveva parlato, "in misura e in momenti diversi, quantomeno al vicepresidente Csm Ermini; agli altri due membri del Comitato, il procuratore generale e il presidente della Cassazione, Giovanni Salvi e Pietro Curzio; nonché (per spiegare i propri raffreddati rapporti con il consigliere Ardita evocato da Amara) ad alcuni consiglieri Csm e all'onorevole Morra, presidente dell'Antimafia".

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