SULLA CROISETTE

Cannes 74, un omaggio lungo tre giorni a Marco Bellocchio

Cannes si inchina al regista italiano, che racconta al festival il suo documentario "Marx può aspettare" in attesa di ricevere sabato la Palma d'oro d'onore

© Ansa

Cannes 74 incorona Marco Bellocchio in una tre giorni in iniziata con il bagno di folla e l'ovazione al Rendez Vous, l'incontro con il pubblico del festival, prosegue con la première del suo nuovo documentario "Marx può aspettare" e infine sabato con la Palma d'oro d'onore durante la serata di chiusura del festival. Per l'occasione è arrivato un ammiratore speciale, Paolo Sorrentino, che gli consegnerà il prestigioso riconoscimento. 

BELLOCCHIO RACCONTA IL DRAMMA DEL GEMELLO SUICIDA - Bellocchio racconta "Marx può aspettare" come "un'ultima occasione per fare i conti con qualcosa che era stato censurato, nascosto a tutti noi, da me e dalla mia famiglia. Prima abbiamo organizzato un pranzo al circolo dell'Unione a Piacenza che mio padre aveva fondato. Capii subito che non mi interessava fare una cosa nostalgica, tenera con chi restava della mia famiglia, mia sorella, i miei fratelli, ma che il focus sarebbe diventato 'il grande assente' ossia Camillo, il mio gemello suicida a 26 anni nel 1968". Il titolo del film è proprio una frase detta dall'infelice fratello a Marco regista in ascesa: alla sua richiesta di attenzione, di aiutarlo a trovare un lavoro magari nel cinema, il regista gli rispose con un "potrai riscattare la tua infelicità entrando nella lotta comunista".

Bellocchio racconta: "Dissi queste quattro cazzate rivoluzionarie perchè erano gli anni della mia militanza nell'Unione Comunisti Italiani, un gruppo d'ispirazione maoista in cui le parole di Mao Tse Tung erano indiscutibili, religiose, il mio dio e Camillo mi rispose sorridendo 'Marx può aspettare'. Ed aveva ragione, io come tutti gli altri della mia famiglia non avevamo capito niente di questo dramma fino al gesto estremo che poi per tanti anni è stato rimosso anche per proteggere mia madre rigidamente cattolica".

"Paradossalmente il mio film più privato e anche il mio più libero, leggero, senza i condizionamenti. Ora finalmente sono sereno, ma non per questo assolto. Quello che è capitato a me e ai miei familiari non è crimine, un delitto, ma qualcosa di molto comune a tanta gente: noi non avevamo capito, non avevamo interpretato il suo silenzio ne' intuito cosa stava passando mio fratello, una persona che viveva con noi e questa forse è l'universalità" aggiunge l'81enne regista.

UN PREMIO PER L'ITALIA - Jonas Carpignano concede il bis sulla Croisette. Il suo film "A Chiara" ha vinto la Europa Cinemas Cannes Label per il miglior film europeo alla Quinzaine des Realizaterus, l'importante sezione indipendente (e non competitiva tranne appunto la label europea) del festival di Cannes. Nel 2017 il suo primo film "A Ciambra", con Martin Scorsese produttore esecutivo, vinse lo stesso identico premio.