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Venezia, una palestra per sole donne con l'obiettivo di combattere il body shaming

"Ogni donna deve sentirsi libera di essere ciò che si sente senza che nessuno possa per questo giudicarla", spiega l'ideatore

-afp

Una palestra per sole donne con l’obiettivo di combattere il body shaming. E’ l’idea di Matteo Zorzato, ex atleta professionista di cultura fisica e imprenditore, che a Mirano, nel Veneziano, gestisce un centro tutto al femminile in cui è vietato l’ingresso agli uomini. Le clienti, dai 35 anni in su, sono seguite da personale formato - anche in questo caso - solo da donne. E’ la prima palestra “in rosa” d’Italia.

"Ogni donna deve sentirsi libera di essere ciò che si sente senza che nessuno possa per questo giudicarla. Per questo è nata l'idea di una palestra in rosa, vietata all'ingresso degli uomini. Quando abbiamo aperto a settembre 2019 eravamo arrivati al sold out, con un limite a 350 iscritte per non dare disservizio a nessuna nelle ore di punta. A chi viene e si iscrive dico che il nostro è più un club che una palestra, tutto è molto sotto controllo", spiega Zorzato al Gazzettino.

Combattere il body shaming - L’obiettivo è quello di combattere le discriminazioni per l’aspetto fisico. “Non è mai successo nella mia palestra che ci fossero donne che rompevano l'armonia, tutte hanno la stessa voce. Il merito è delle istruttrici, tutte preparate anche sotto il profilo psicologico. Chi frequenta la palestra viene istruita con una certa educazione sullo stile di vita, non solo per affrontare quell'ora di palestra”, aggiunge Zorzato.

Un successo - Dopo lo stop forzato dovuto alle restrizioni Covid, si è registrato un boom di adesioni. Il fatto che la palestra sia aperta solo alle donne non è stato visto contestato affatto, spiega Zorzato. “Nessuna critica, a dire il vero questa nostra caratteristica ha generato molta curiosità perché abbiamo iniziato a fare qualcosa di particolare e di esclusivo. Il fatto che sia solo per donne garantisce una privacy e si avvicinano persone che mai hanno fatto sport: vengono da noi donne dai 35 anni in su e che si avvicinano allo sport in un modo in cui si sentono più libere anche nella fattura dell'esercizio, nella dinamica”, conclude l’ex atleta.
 

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