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Aggredito a Roma perché indossava una collana di fiori arcobaleno: a chi rivolgersi in caso di aggressioni?

La storia di Kamil e le indicazioni dell'attivista Lgbt Mario Colamarino, ex Presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli

La storia di Kamil, aggredito da quattro ragazzi a Roma mentre si dirigeva verso il Colosseo il giorno del Gay Pride, è un delle tante storie di omofobia che purtroppo, ormai, siamo abituati a sentire nel nostro Paese. Quando lo incontriamo per l'intervista Kamil è sereno: "Ho reagito e sono contento che sia capitato a me, perché solo il pensiero che poteva capitare ad una persona più piccola di età o fisicamente, sarebbe stato davvero brutto".

Sorride mentre racconta di quel sabato pomeriggio, mostra la mano con i segni causati dall'essersi difeso, la guancia destra è ancora un po' rossa. Il punto però è questo: a Kamil è andata bene. Lui ha reagito non solo fisicamente ma anche emotivamente. Per tanti altri non è così, per questo, abbiamo chiesto all'attivista Lgbt Mario Colamarino, ex Presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, a chi bisogna rivolgersi dopo aver ricevuto un'aggressione simile.

"È fondamentale che si denunci, alla polizia, sui social, sui media, per portare a conoscenza di tutti un episodio grave e omofobo. Ma soprattutto, c'è la necessità di rivolgersi presso delle associazioni o istituzioni per avere un sostegno psicologico", spiega. Quel sostegno, che spesso, ci si accorge di sentirne il bisogno solo dopo tempo dall'aggressione.

E quindi, conclude Colamarino, "se proprio non ci si vuole rivolgere alla polizia o ai media, la miglior decisione è appoggiarsi a qualcuno, parlarne o fare parte di un gruppo. Solo così avremo la maggior consapevolezza di chi siamo e cosa possiamo fare per combattere l'omofobia". 

di Ilaria Proietti Mercuri

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