Il 4 marzo la ginecologa Sara Pedri sparisce nel nulla: la sua macchina viene ritrovata su un ponte vicino a Cles, noto per l'alto numeri di suicidi che lì avviene. Scoppia il caso e attraverso i racconti dei familiari si fa strada l'ipotesi che la 31enne possa aver subito pesante mobbing sul lavoro. L'ospedale di Santa Chiara di Trento apre un'inchiesta e vengono a galla le continue vessazioni del primario e della dirigente di Ginecologia.
Sei professionisti infatti ad aprile avevano denunciato Saverio Tateo e Liliana Meleu per "le continue vessazioni mortificanti" che avevano portato 62 dipendenti ad andarsene via negli ultimi sei anni.
La testimonianza: "A un'infermiera ho sentito dire: io ti rovino" Come riporta il Corriere della Sera, il reparto era diventato un luogo insopportabile per lavoratori. Lo ha spiegato ai pm e alla commissione interna una delle 110 testimoni ascoltate. "Da anni si vive un clima di sofferenza legato ai metodi autoritari di Tateo e Mereu. Atteggiamenti che sono andati inasprendosi", spiega la professionista. "Alcune persone sono state prese di mira, e ne è seguito anche un demansionamento". Dinamiche che hanno portato Sara Pedri a vivere un continuo stato di ansia. Dinamiche vissute e scritte su alcuni appunti che gli investigatori hanno ritrovato a casa e che hanno avuto riscontri anche nelle denunce dei familiari che hanno subito puntato il dito contro il primario e la dirigente in base a quanto la 31enne scomparsa aveva raccontato loro. "La condotta basata su atteggiamenti spesso vessatori ha creato in me come in tanti altri una profonda sofferenza. Capitavano anche insulti e minacce. A un'infermiera ho sentito dire: io ti rovino", prosegue la testimone. "Sara - riflette la collega - ha avuto un impatto complesso con una realtà difficile, diversa da come se l'era immaginata e che non è stata accogliente. Né protettiva come dovrebbe essere nei confronti di un neo-specialista".
Trasferiti il primario e la dirigente accusati di continue vessazioni Le testimonianze, le analisi dei turni, la verifica di mail e documenti hanno portato l'Azienda sanitaria trentina a trovare un solido riscontro di "fatti oggettivi e una situazione di reparto nell'unità di ginecologia di Trento critica". Per questo è stata intanto deciso il trasferimento per il primario Saverio Tateo e la dirigente Liliana Mereu. In attesa di un riscontro in sede giudiziara, una profonda liberazione per chi ancora lavorava in quelle condizioni.