I numeri della variante Delta fanno sempre più paura in Europa, dove molti Paesi sono costretti a fare marcia indietro sulle aperture per contenere i focolai in crescita. Nuove restrizioni sono state disposte in particolare in Spagna e Olanda, ma la preoccupazione cresce anche in Italia, dove il ministero della Salute ha diffuso una circolare con misure e raccomandazioni alla luce dell'allerta internazionale sulla nuova mutazione del virus.
Nuove chiusure in Spagna - In Spagna, la Catalogna ha chiuso discoteche e altri locali notturni nel fine settimana e sarà necessario esibire un certificato vaccinale per accedere a qualunque evento all'aperto con più di 500 persone. Una misura che rischia di compromettere la stagione turistica fondamentale per la comunità catalana, importante meta delle vacanze estive.
Anche l'Olanda corre ai ripari - In Olanda, il premier Mark Rutte ha annunciato una serie di nuove misure restrittive, tra cui la chiusura di tutte le discoteche e dei ristoranti a mezzanotte davanti al nuovo picco di infezioni nel Paese: sabato sono stati oltre 10mila i contagi, un numero che non si vedeva da Natale.
Francia: "Arriva una nuova ondata di contagi" - Il ministro della Salute francese, Olivier Veran, ha dichiarato che la Francia è "all'inizio di una nuova ondata" della pandemia di Covid-19, temendo un impatto imminente sugli ospedali per mancanza di vaccinazioni sufficienti, mentre il Paese attende il discorso del presidente Emmanuel Macron, previsto lunedì sera, in cui saranno annunciate nuove misure per evitare che la nuova impennata di casi travolga il sistema sanitario. "Siamo all'inizio di qualcosa che sembra un'ondata epidemica" a causa della diffusione della variante Delta, "nuovo nemico perché molto piu' contagioso", ha detto il ministro a Radio J. "Il carico ospedaliero per il momento non è in aumento, ma accadrà la stessa cosa dell'estate scorsa, cioè che i giovani contamineranno i meno giovani e, poiché non tutti sono vaccinati, avrete un aumento della pressione sanitaria, un aumento dei casi gravi e dei ricoveri ", ha dichiarato Veran.
L'intervento del ministero in Italia: tracciamento e vaccinazione - Per il nostro Paese, Roberto Speranza avverte: "O acceleriamo su tracciamenti e vaccini o rischio chiusure ad agosto". Il ministero della Salute indica infatti in una circolare le sue misure proprio alla luce di una "Allerta internazionale variante Delta: incremento dei casi Covid-19 in diversi Paesi europei". Si teme che l'onda lunga di questa mutazione arrivi anche da noi e il documento sottolinea quindi che "al fine di attenuarne l'impatto, è importante mantenere l'incidenza a valori che permettano il sistematico tracciamento della maggior parte dei casi positivi e il sequenziamento massivo di Sars Cov-2 per individuare precocemente e controllare l'evoluzione di varianti genetiche nel nostro Paese".
In vista di una diffusione della variante in tutta Europa al 90% entro la fine di agosto, il ministero sottolinea che è necessario "garantire strategie vaccinali che tengano conto della possibile minor protezione dopo una sola dose di vaccino, dell'efficacia del ciclo completo e della necessità di effettuarlo il prima possibile negli individui a rischio infezione".
Paura in Spagna - "La pandemia non è finita - ha detto Patricia Plaja, portavoce della Generalitat catalana, annunciando le nuove restrizioni per la comunità - e abbiamo ancora segmenti significativi della popolazione che non hanno ricevuto il vaccino". Preoccupano i casi tra i giovani: il ministero della Salute spagnolo ha riferito che la trasmissione del coronavirus in questa fascia di popolazione è raddoppiata in 7 giorni.
Giappone, la variante in espansione a Tokyo - I contagi di Delta si allargano anche a Tokyo e nelle regioni limitrofe, dove sono al 30% delle infezioni. Il numero dei casi della variante hanno iniziato ad aumentare a metà giugno n ella Capitale per poi diffondersi nelle prefetture circostanti, dove è stato prorogato il "quasi stato di emergenza" fino al 22 agosto, ben oltre la durata delle Olimpiadi. La variante dovrebbe arrivare al 75% entro fine luglio.
Casi in crescita anche negli Usa - Ma l'allarme cresce anche negli Stati Uniti, dopo che per il quarto giorno di fila il Paese ha superato i 20mila nuovi casi, numero che non si vedeva da maggio. I contagi corrono soprattutto nelle contee dove il tasso di vaccinazione è sotto quota 40%.
Speranza vaccini - La speranza del mondo è ora nei vaccini, che sul fronte di ricoveri e decessi stanno dimostrando la loro efficacia, contenendo i numeri rispetto alle infezioni. Un effetto testimoniato dalla situazione nel Regno Unito, dove alla vigilia della finale degli Europei a Wembley sono stati oltre 32mila i casi giornalieri da Covid - oltre 3mila contagi in meno da venerdì - mentre resta a livelli più bassi l'incremento di ricoveri e decessi.
Il contagio corre dove si vaccina poco - La situazione più drammatica si vede nei Paesi con bassa percentuale di vaccinazioni, come la Russia, dove sabato sono stati accertati 752 decessi da Covid, il massimo da inizio pandemia.
Monitorato il long Covid: dura 4 mesi - Uno studio pubblicato dalla rivista Jama Network Open ha reso noti i primi dati sul long Covid che compare nel 14% delle persone che si infettano e dura in media quattro mesi. Nello studio sono stati confrontati i dati di 641 individui con malattie respiratorie ma negativi al Covid con 243 volontari che invece avevano l'infezione. In tutti i casi sono state notate variazioni nel battito cardiaco, nel ritmo sonno-veglia e nell'attività fisica, ma questi parametri impiegano molto più tempo a tornare normali in chi è stato colpito dal Sars-Cov-2. In media la frequenza cardiaca a riposo nei pazienti Covid non ritorna normale prima di due mesi e mezzo, l'attività fisica prima di un mese mentre il ritmo sonno veglia si regolarizza intorno al giorno 24 dalla diagnosi. Per chi invece ha il long Covid, il 14% del campione considerato, i sintomi durano molto più a lungo, con la frequenza cardiaca che rimane più alta del normale per quattro mesi. Secondo lo studio, spiegano i ricercatori, chi ha la forma cronica della malattia di solito ha sintomi più gravi all'inizio rispetto a chi non la sviluppa.