Nonostante settembre sembri ancora molto lontano, il Ministero dell’Istruzione e le autorità mediche stanno già iniziando a preparare il terreno per il ritorno a scuola dei ragazzi. Anzi, alcuni rappresentanti del mondo della scuola, paventano che il tempo per organizzarsi a dovere stia diventando troppo esiguo. Tra i molti dubbi sulle modalità del rientro in classe, in questi ultimi giorni è emersa con forza una questione molto spinosa ma fondamentale per la ripartenza degli istituti: l’ipotesi di introdurre l’obbligo vaccinale per i docenti. Ma il Ministero non sembra convinto. Allo stesso tempo c’è un sostanziale accordo, da parte di tutte le parti coinvolte, di accelerare sui vaccini. Visto che manca una buona fetta di personale scolastico e la copertura dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni è ancora lontanissima dal 100%. Il sito Skuola.net ha riassunto il dibattito e i vari punti di vista.
Obbligo vaccinale per i prof? La proposta c'è
Tutto è partito da una nota del Comitato tecnico-scientifico (in risposta a un quesito del MI) che ha lasciato intuire come, allo stato attuale, anche l’anno scolastico 2021/2022 partirà perlomeno con mascherine e distanziamento. Questo vuol dire, soprattutto per molti ragazzi delle superiori, un possibile ritorno alla Dad; visto l’affollamento di parecchie classi che impedirebbe di distanziare adeguatamente gli alunni. Una delle ragioni di questa presa di posizione affonda le radici nei numeri ancora bassi di vaccinati tra studenti - specie nella fascia d’età dai 12 ai 19 anni, ovvero quelli maggiormente colpiti in passato dalla chiusure, che spesso hanno coinvolto anche seconda e terza media- e nella mancata copertura generale del personale scolastico, nonché nell’assenza di un obbligo vaccinale.
Il commissario per l’emergenza, il Generale Figliuolo, ha parlato di un 85% di docenti finora immunizzati almeno con la prima dose. Per questo ha proposto di aprire delle corsie preferenziali per chi vorrà completare la vaccinazione prima dell’avvio del prossimo anno scolastico. Invitando le Regioni ad allinearsi laddove ci siano ritardi, dovendo considerare “prioritaria” questa categoria.
Su questo punto è intervenuto Attilio Fratta, presidente nazionale del sindacato dei presidi Dirigenti Scuola, che ha proposto d’introdurre direttamente “l’obbligatorietà per quegli insegnanti che non si sono ancora immunizzati, come per i medici”. Proseguendo: “Basta Dad o sarà disobbedienza civile. Se una persona costituisce un pericolo sociale deve essere allontanata. Stesso discorso vale per gli studenti: i vaccini salvano le vite, di tutti. Quindi bene all’immunizzazione per la fascia che va dai 12 ai 16 anni”.
Anche Guido Rasi, consulente del commissario per l’emergenza Covid e ex direttore dell’Agenzia Europea dei medicinali, ha affermato: “Se gli insegnanti a settembre saranno tutti vaccinati e verranno fatti passi avanti in termini logistici, si potrà pensare alla scuola senza mascherina. Però andrà tenuta sempre a portata di mano”.
La risposta del Ministro dell’Istruzione: "Nessuna ipotesi di obbligo"
Non si è fatta attendere la risposta del Ministro dell’Istruzione Bianchi, che intervenendo alla ‘Repubblica delle Idee’ a Bologna, ha ribadito quanto dichiarato negli scorsi giorni, ovvero che "Allo stato attuale non c'è nessuna ipotesi di obbligo. Non abbiamo in mente di farlo, però c'è un fortissimo appello alla solidarietà collettiva. Facciamo oggi un appello perché tutti si possano vaccinare proprio nel senso di una solidarietà collettiva", incoraggiando anche i ragazzi, non tanto per “i benefici personali ma per un gesto di solidarietà e di responsabilità, per un senso di comunità”. Come gestire, allora, i 200 mila lavoratori della scuola non immunizzati? Anche qui il Ministro è stato netto: se ci sono ritardi, li colmeremo, se invece c’è la “volontà di non vaccinarsi, deve essere espressa di fronte al Paese, perché tutti dobbiamo porci il problema della comunità”. Nel frattempo, però, lancia un appello al Cts: “ci devono dire loro cosa succede se ci sono certi livelli di copertura vaccinale”.
Vaccini fascia 12-19 anni: a che punto siamo? Lazio e Campania in pole position
Intanto, già da tempo, moltissime regioni hanno effettivamente avviato la vaccinazione per i ragazzi dai 12 anni in su. E molte altre si stanno organizzando in queste settimane. Mentre per i territori che ancora arrancano sono almeno stati vaccinati i ragazzi rientranti nelle categorie fragili. Ovviamente la somministrazione, per gli studenti, è ancora nelle fasi iniziali. Con numeri piuttosto bassi, come certificano i dati ufficiali riportati dal sito del Governo.
Su una platea di 4.627.614 persone, solo il 4,7% ha completato il ciclo di immunizzazione, mentre il 22,4% ha finora ricevuto la prima dose. Con Regioni che sono più avanti nel percorso, come Lazio e Campania - qui oltre l’8% è immunizzato - e altre, come Molise, Piemonte, Toscana, Veneto, Provincia autonoma di Trento, che non arrivano nemmeno al 2%. Almeno stando ai dati visualizzabili sul sito governativo all’8 luglio.