La Sega degli anni ‘90 è una società poco comprensibile per chi ha trascorso tanto tempo sul glorioso Mega Drive. La sua decisione di prendere le distanze dalla precedente console a 16 bit - caratterizzata da importanti giochi come Sonic the Hedgehog, Altered Beast e molte altre produzioni storiche - per proporre su Saturn una libreria di videogame completamente differente è sembrata decisamente azzardata e, in retrospettiva, abbastanza fallimentare.
In particolare, Sonic stesso non ha mai avuto un vero e proprio capitolo a 32 bit diretto al Saturn e la console non è riuscita a procurarsi così una sua "mascotte". Potete dunque immaginare come l’arrivo di un nuovo videogioco dal creatore di Sonic, ovvero Yuji Naka (ne abbiamo parlato in un altro approfondimento), avesse portato con sé aspettative davvero molto elevate.
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Era il 5 luglio del 1996 e in Giappone debuttò quello che sembrava il primo, vero e colorato platform game tridimensionale per SEGA Saturn, ovvero, Nights: Into Dreams. Un gioco decisamente particolare, del quale all’epoca si capiva poco anche dalle anteprime presenti sulle riviste. I due protagonisti del gioco infatti, due bambini di nome Elliot e Claris, si avventurano infatti in quello che sembra un mondo 3D da esplorare proprio come in un gioco di piattaforme, con la possibilità di muoversi liberamente e saltare qui e lì.
In realtà si tratta solo dell’espediente per far raccogliere al giocatore una manciata di oggetti e far così entrare in scena il vero protagonista del gioco, ovvero il violaceo folletto Nights, principe del mondo dei sogni. In un’ambientazione così sognante - effettivamente ambientata nei movimentati sogni dei due ragazzini - ci troviamo così a svolazzare nei panni di Nights, sbrigandoci a raccogliere più frammenti di sogno possibile prima del risveglio.
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Per farlo eccoci a smanettare con un sistema di controllo quantomeno particolare che riporta l’azione praticamente su un piano bidimensionale: possiamo sì svolazzare qui e lì, ma secondo movimenti prefissati della telecamera sui bei fondali 3D. Il tutto grazie a un motore grafico che riesce effettivamente a mettere in risalto le sottovalutate capacità tridimensionali del SEGA Saturn: tanti poligoni, texture definite e persino qualche trasparenza sparata qui e lì, frutto di una console che flette i suoi muscoli.
Resta però un gameplay particolare, che va assimilato e che ripaga con una profondità tutto sommato sorprendente: i livelli sono in realtà percorsi predefiniti da apprendere e attraversare ottimizzando ogni passaggio concatenando “combo” su combo mentre si attraversano volando i colorati anelli di gemme. Al termine di ciascuno dei sei livelli - pochi, in verità - ecco lo scontro con un boss da sconfiggere afferrandolo e lanciarlo contro il fondale. Il tutto per aprire le porte alla battaglia finale con Reala nemico giurato di Nights, prima di assistere ai titoli di coda.
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Un gioco concentrato, Nights: Into Dreams, che all’epoca lascia interdetti molti recensori - i quali giustamente lamentano un tasso di sfida piuttosto basso e una longevità davvero scarsa - ma che col tempo si è guadagnato quello status di cult grazie a uno stile ancora apprezzabile, splendide musiche e a un’atmosfera tutta sua. Un buco nell’acqua per SEGA, che crede nel gioco e lo lancia addirittura assieme a un (opzionale) controller analogico con il quale il folletto si controlla con maggiore precisione.
Purtroppo le vendite non vanno propriamente benissimo e - soprattutto - Nights: Into Dreams non “spinge” il SEGA Saturn così come il precedente Sonic aveva fatto con il Mega Drive. Ciononostante il gioco vendette comunque in modo soddisfacente per SEGA, che lo lanciò in occidente con il simpatico slogan "Prepare to Fly". Da notare che a Natale del 1996 fu pubblicata la versione natalizia intitolata - appunto - Christmas Nights, su un disco promozionale che include due livelli opportunamente pieni di neve e alberi addobbati.
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Nights: Into Dreams non raggiunse mai i livelli di importanza di precedenti produzioni SEGA e fu rapidamente abbandonato dalla società giapponese: già sulla successiva console Dreamcast il gioco non godette di un seguito, dovendosi accontentare di una citazione all’interno di Sonic Adventure. Per avere un vero e proprio seguito abbiamo dovuto attendere fino al 2007, quando Nights: Journey of Dreams uscì per Nintendo Wii. Un seguito diretto di qualità decisamente scadente, che riesce anche a rovinare le cose effettivamente belle del primo, come ad esempio il design dello stesso Nights.
Un folletto un po’ sfortunato, insomma, che oggi è possibile facilmente recuperare nelle sue versioni per PC o su Xbox 360. Considerando i pessimi risultati di Nights: Journey of Dreams e la dipartita da Sega dello stesso ideatore Yuji Naka - che recentemente ha pubblicato il pessimo Balan Wonderworld - sarà difficile avere un nuovo capitolo nei prossimi anni. Rimaniamo dunque così, a festeggiare le venticinque candeline di un personaggio tanto singolare.