A colpi di emendamenti

Battaglia sul ddl Zan, Pd e Movimento 5 Stelle contro gli emendamenti di Italia Viva | Renzi: "Meglio un compromesso che nessuna legge"

Maggioranza in fibrillazione sul disegno di legge che prevede l’inasprimento delle pene per i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili. Dem e grillini bocciano il compromesso di Italia Viva. Modifiche apprezzate dal centrodestra 

Identità di genere - Il casus belli ruota intorno al concetto di identità di genere. La richiesta di Italia Viva è quella di togliere dal testo del ddl Zan proprio il termine "identità di genere" e di tornare alla definizione contenuta nel ddl Scalfarotto che parlava semplicemente di omofobia e transfobia. La proposta è a firma del Capogruppo in Senato, Davide Faraone, e del capogruppo in Commissione Giustizia, Giuseppe Cucca. Il secondo emendamento, invece, ribadisce il rispetto "dell'autonnomia scolastica" a proposito delle iniziative contro l'omofobia da svolgere nelle scuole.

Tutti contro tutti e alta tensione nella maggioranza - Il M5s è il primo ad attaccare gli emendamenti di Italia Viva: "Suonano come un tentativo di affossare la legge". Pensare di eliminare i termini "orientamento sessuale" e "identità di genere" e tornare alla definizione di omofobia e transfobia - dicono i parlamentari M5s del gruppo Pari Opportunità - rischia di farci compiere un altro passo indietro, come già in passato". 'Il ddl Zan così com'è non potrà diventare legge", replicano i renziani: "La legge è urgente, ma non le va affidata una finalità pedagogica. Deve essere scritta bene e non dare adito a dubbi interpretativi".

Il muro di Italia Viva - "La legge va fatta, è urgente, ma non le va affidata una finalità pedagogica - ribadisce il capogruppo Iv al Senato Davide Faraone - roprio perché deve colpire gli abusi, i crimini, le prevaricazioni, deve essere scritta bene e non dare adito ad alcun dubbio interpretativo" - aggiunge il senatore renziano. "Ho il dubbio che questo concetto non sia condiviso da alcuni promotori, che in buona fede pensano che al testo si debba affidare invece una finalità propagandistica, ciò che normalmente si affida ad un manifesto, non ad un articolato normativo da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica". "Il ddl Zan così com'è difficilmente diventerà legge dello Stato - conclude Faraone - se modificato come indicato da Scalfarotto e dallo stesso Zan nel testo presentato alla camera il 4 luglio 2018, sì. Vogliamo allargare i diritti o accontentarci di una bandierina? Io non ho dubbi su cosa fare".

L'affondo di Renzi - "Meglio un compromesso che nessuna legge - taglia corto lo stesso Matteo Renzi - il Pd vuole solo una bandierina, sono stato io a firmare per le unioni civili". In un'intervista a Repubblica l'ex Presidente del Consiglio non le manda a dire: "Non siamo certamente noi a voler affossare la legge. È vero il contrario: siamo gli unici a volerlo salvare. L’ipocrisia di chi urla sui social, ma sa che al Senato non ci sono i numeri è la vera garanzia dell’affossamento della legge. Se andiamo sotto su un emendamento a scrutinio segreto, questa legge è morta e ne riparliamo tra anni. E quanti ragazzi gay soffriranno per la mancanza di questa legge? Voglio evitare questo rischio. Ma per fare le leggi servono i voti dei senatori, non i like degli influencer - conclude Renzi - chi vuole una legge trova i numeri, chi vuole affossarla trova un alibi".

Il braccio di ferro - Insomma, è ormai battaglia sul ddl Zan con un braccio di ferro che, salvo colpi di scena nella riunione di martedì mattina prima del voto sulla calendarizzazione, si trasferirà nell'Aula del Senato il 13 luglio. Gli emendamenti di Iv, al momento solo annunciati, non trovano sponde mentre raccolgono l'apprezzamento del centrodestra e quello del Vaticano. Non quello del Pd e del M5s, che attaccano: "E' un tentativo di affossare la legge". Molto probabilmente si andrà alla conta a Palazzo Madama: il Pd, ragionano i dem, è inamovibile e "Italia viva dovrà uscire allo scoperto: votare a favore o contro". Non che il Pd non sia consapevole dei numeri risicatissimi: al momento, contando anche Iv, il margine per l'approvazione del ddl Zan è di 10 voti a favore senza considerare i tranelli dei voti segreti.

La sponda del centrodestra - Il partito di Renzi al momento non si sbilancia su come voterà ma è probabile che presenterà in aula i suoi emendamenti che, tra l'altro, eliminano il riferimento all'identità di genere, centrale nel ddl del Pd. Le proposte di Italia viva, in realtà, non colmano nemmeno le distanze con tutto il centrodestra. Se Antonio Tajani si dice "assolutamente" allineato con Iv in una battaglia di "libertà e buonsenso", il leghista Ostellari non la vede allo stesso modo: "Veramente quello che chiede la Lega è un po' diverso - dice il senatore del Carroccio - Io farò la mia proposta da relatore, credo si possa arrivare ad una sintesi". Matteo Salvini, invece, scaglia direttamente la palla nel campo del segretario dem: "La legge non ha i numeri in Senato? E' un peccato" che "per ideologia Letta non voglia portare avanti questo risultato".   
   

Strada in salita - Uno scontro che getta benzina sul fuoco dei prossimi appuntamenti parlamentari: attesissimo il voto palese sulla calendarizzazione martedì a Palazzo Madama, per poi andare in Aula dal 13 luglio.  Se Iv voterà in maniera diversa da come ha fatto alla Camera le persone poi valuteranno", questa la sfida lanciata dal vicepresidente dei senatori dem Franco Mirabelli. Italia viva è convinta che il ddl così com'è non sarà approvato: "Al momento sarebbero solo 10 i voti di differenza, senza contare che i voti segreti saranno una quarantina, una lotteria - spiega un alto dirigente del partito di Renzi: "Se Letta andrà avanti a muso duro ha due possibilità: o il ddl Zan passa o ha ucciso una legge di questo tipo anche per i prossimi anni".

Gli articoli della discordia - Il tutti contro tutti attraversa l'intero Parlamento. L'ex ministra a 5 stelle, Lucia Azzolina, punta il dito contro Renzi e Salvini rei di "sabotare la legge contro l'omotransfobia". Da Forza Italia (dove pure si registra la voce fuori dal coro del deputato Elio Vito) risponde Licia Ronzulli: "Basta con la falsa narrazione secondo la quale chi vuole modifiche al ddl Zan vorrebbe affossarlo". Nel frattempo, la leader di FdI Giorgia Meloni lancia una provocazione: "Presenterò un atto in Parlamento in cui chiederò al governo di fermare ogni forma di accordo commerciale con i Paesi in cui l'omosessualità è un reato come Qatar, dove ad esempio faremo i mondiali, o Arabia Saudita". Oggetto del contendere restano tre articoli del ddl Zan: l'1, il 4 e il 7, sull'identità di genere, su quello che è stato bollato come "un reato di opinione" dalle destre e sulla giornata contro l'omofobia nelle scuole. Ma il punto di caduta per ora non si trova. E l'epilogo potrebbe essere una sorta di roulette russa dove nel voto segreto si scaricano tensioni politiche e conflittualità che vanno oltre il merito della legge.

L'appello della Lega - Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha lanciato un appello a tutti i partiti per "accogliere l'invito della Santa Sede" e formulare entro martedì un testo condiviso contro la discriminazione. "Se dal Ddl Zan togliamo l'ideologia, il coinvolgimento dei bambini e l'attacco alla libertà di pensiero, intervenendo sugli articoli 1, 4 e 7, finalmente si smette di litigare e si approva una norma di protezione e civiltà", ha chiarito il leader del Carroccio.

Scontro continuo -- La battaglia sul ddl Zan rischia di minare gli equilibri già precari tra la maggioranza e c'è chi accusa Italia Viva di contatti troppo ravvicinati con la Lega ma Renzi schiva e rilancia: "Il Pd deve decidere: vuole una bandierina anche a costo di condannare una generazione di ragazze e ragazzi gay a non avere tutele o preferisce una legge? Io non avrei dubbi. È vero che per tanti anni i dirigenti dem hanno preferito il consenso identitario al compromesso politico: infatti fino a che non sono arrivato io, nessuno ha fatto la legge sulle unioni civili".