I carabinieri di Palermo e la Dda hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 85 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, reati in materia di armi, estorsione e corruzione. Tra gli arrestati figura Giusy Vitale, sorella dei capi del mandamento mafioso di Partinico Leonardo e Vito e collaboratrice di giustizia.
Passata alla guida del clan dopo l'arresto dei fratelli, la Vitale era successivamente divenuta collaboratrice di giustizia, ma per i pm sarebbe al
centro di un grosso traffico di droga. Con lei sono stati arrestati anche la sorella Antonina e il nipote Michele Casarrubia.
Nel novembre 2018, Casarrubia andò a Roma per trattare l'acquisto di un'ingente quantità di cocaina con Consiglio Di Guglielmi, detto Claudio Casamonica, personaggio di vertice dell'omonimo clan romano, successivamente morto per Covid. All'incontro, interamente registrato dagli
inquirenti, partecipò anche l'allora collaboratrice di giustizia oggi accusata di aver acquistato cocaina da fornitori calabresi a Milano e Bergamo. Le conversazioni registrate tra la Vitale e il nipote hanno messo in luce il suo ruolo nel traffico di stupefacenti. "E' assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall'ambiente criminale in genere e da Cosa nostra in particolare", scrive il gip.
Tra gli episodi che dimostrano che non avrebbe mai rotto il suo legame col clan c'e' una sua conversazione col nipote del dicembre 2018 a Roma. Casarrubia, nell'informare la zia delle dinamiche criminali della cosca di Partinico, le riferì che, a seguito di un furto di marijuana commesso dal cugino Michele Vitale, questi era stato convocato dai vertici della cosca per rendere conto del suo gesto. La donna, per nulla sorpresa, rispose che l'iniziativa è assolutamente fisiologica perché conforme alle regole di Cosa nostra.
Il patto tra clan per la droga Per quanto riguarda l'indagine che ha portato alle 85 misure cautelari (63 delle quali in carcere, 18 ai domiciliari e 4 obblighi di dimora), la Dda ha scoperto cinque organizzazioni di trafficanti di droga che operavano tra Palermo, la provincia e Trapani: la necessità di non compromettere i guadagni garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha imposto una sorta di "pace" tra i vari gruppi, tutti legati ai clan mafiosi, per la gestione territoriale dei flussi di droga.
"Imminenti guerre di mafia" Una situazione che ha portato però a un equilibrio precario, caratterizzato da una costante tensione che spesso è sfociata in danneggiamenti, spedizioni punitive ed atti incendiari riconducibili all'uno o all'altro gruppo criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore. Tanto che secondo il gip quella che emerge è "l'immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali che consente di presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le piu' attive nell'ambito criminale del traffico di stupefacenti".