Tra gli episodi di depistaggio emersi nell'indagine sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, secondo l'accusa ci fu anche il tentativo di modificare i video delle telecamere interne. L'obiettivo era falsare quanto accaduto il giorno dei pestaggi. Secondo l'ordinanza di custodia cautelare protagonisti della vicenda sono l'allora comandante dell'amministrazione penitenziaria Pasquale Colucci e il provveditore campano Antonio Fullone.
Lo scopo della manomissione era giustificare la perquisizione straordinaria del 6 aprile, legandola in modo indissolubile, come fosse una diretta conseguenza, alla protesta dei detenuti del giorno prima. Il gip evidenzia come Colucci acquisisca "indebitamente su mandato di Fullone, il 9 aprile 2020, cinque spezzoni delle video-registrazioni operate in data 5 aprile e relative alla protesta per barricamento".
Colucci, prosegue il gip, invia i video "attraverso applicativo WhatsApp a Fullone nella stessa data e, a Massimo Oliva (sospeso, ndr), demandandogli l'alterazione mediante eliminazione dell'audio ("Mi togli l'audio?") nonché l'alterazione della data e dell'ora di creazione, in modo da renderla coerente con quanto riportato nella sua falsa relazione del 6 aprile 2020 e simulare di aver visionato, in tempo reale, ed acquisito gli spezzoni del video - in data 5 aprile - nel corso delle proteste per barricamento, così artefacendo, con autonoma prova documentale, l'evento per giustificare in modo postumo la perquisizione del 6 aprile 2020 e le violenze avvenute nella medesima data".
"Una volta alterati gli spezzoni del video - prosegue il gip - Colucci li consegnava a Francesca Acerra (Commissaria della Penitenziaria sospesa dal servizio, ndr), la quale inviava nella chat di gruppo (composta da Acerra, Colucci, Fullone e..) due dei 5 spezzoni di video, privi dell'audio che riprendevano le proteste dei detenuti". Gli spezzoni dei video finiscono in un cd-rom che Colucci consegna ad Acerra, e questa a sua volta li consegna ai carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere a cui sono state delegate le indagini. Quel cd Fullone lo produsse anche nel corso dell'interrogatorio reso agli inquirenti il 10 luglio 2020, nonostante "fosse consapevole dell'alterazione".