"MELE MARCE"

Violenze in carcere, striscione contro agenti su cavalcavia di Roma

La frase minacciosa sullo striscione ha destato preoccupazione fra gli agenti: "Per la nostra incolumità ci stanno consigliando di recarci al lavoro indossando non la divisa ma abiti civili"

"52 mele marce? Abbattiamo l'albero!": è il testo dello striscione, con il simbolo di un movimento anarchico che, secondo quanto riferito in ambienti della polizia penitenziaria, è stato trovato su un cavalcavia di Roma. La frase fa riferimento ai 52 poliziotti penitenziari destinatari di misure cautelari emesse per i pestaggi dei detenuti avvenuti il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta).

Al lavoro con abiti civili - Lo striscione è stato poi successivamente rimosso. La frase minacciosa, però, ha destato forte preoccupazione fra gli agenti della Polizia Penitenziaria che hanno riferito del fatto. "Per la nostra incolumità ci stanno consigliando di recarci al lavoro indossando non la divisa ma abiti civili, visto che nei giorni scorsi alcuni agenti della polizia penitenziaria sono stati oggetto di insulti in strada" si apprende dagli ambienti della polizia penitenziaria. "Non siamo tutte mele marce - sottolineano alcuni agenti - è giusto che chi ha sbagliato paghi, ma tra noi ci sono tantissimi colleghi che onorano la divisa e che ora temono per la propria incolumità".

Il 7 luglio l'incontro con la Ministra Cartabia - "Lo striscione apparso contro la Polizia Penitenziaria è solo uno dei segnali di pericolo che deve far riflettere chi continua a pubblicare foto, nomi e indirizzi di persone appartenenti a un'istituzione dello Stato che in questo modo di processo pubblico rischiano la reazione di appartenenti alla criminalità mentre vanno giudicati nelle aule di giustizia". Lo sottolineano, in una nota, Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, rispettivamente presidente nazionale e segretario regionale per la Campania dell'Unione dei Sindacati della Polizia Penitenziaria (Uspp). "Troppa attenzione mediatica - aggiungono - rischia di generare pericoli anche per la tenuta del sistema carceri dove fino a prova contraria è la polizia penitenziaria a mantenere l'ordine, la sicurezza e la legalità che non può essere considerata solo all'interno delle mura perimetrali dei penitenziari ma anche per l'intera società pubblica". "Il 7 luglio - fanno sapere i due sindacalisti - nell'incontro con la Ministra Cartabia affronteremo, si spera, finalmente nodi cruciali per la credibilità del Corpo che va sì riformato, ma proprio per il desolante abbandono a se stesso impegnato a colmare criticità giornaliere senza risorse umane e materiali in ambienti inidonei a garantirne l'incolumità psicofisica. Un Corpo che deve poter vedere rilanciare il suo ruolo essendo il fulcro sella tenuta della certezza della pena". "Chiediamo a chi ha la responsabilità politica e amministrativa - concludono Moretti e Auricchio - provvedimenti a tutela di chi, svolgendo correttamente il proprio lavoro fa un servizio pubblico e non puo' rischiare a causa di azioni che se accertate andranno punite con un regolare processo nelle aule del tribunale e non in piazza".