Tra il 1990 e il 2014 l'Unione europea ha ridotto di circa il 23% le emissioni di CO2, centrando e addirittura "superando" il target del 20% fissato per il 2020 con cinque anni di anticipo. A rivelarlo � un report dell'Agenzia spaziale europea (Aea), secondo cui la riduzione del 4% di gas serra registrata nel 2014 � stata raggiunta anche a causa dell'ondata di caldo anomalo. Un traguardo importante che potrebbe rivelarsi decisivo in vista della conferenza di Parigi sul clima prevista a dicembre.
"Non solo l'Europa � riuscita a tagliare le sue emissioni del 23% fra il 1990 e il 2014, ma nello stesso periodo la sua economia � cresciuta di oltre il 46%", ha detto il commissario Ue al clima e all'energia, Miguel Arias Ca�ete. Non a caso l'annuncio arriva in concomitanza con i negoziati tecnici Onu sul clima in corso a Bonn, l'ultimo "round" prima di Parigi.
Sulla rotta giusta - Con questi numeri l'Ue arriver� alla Cop21 di Parigi per dimostrare di essere "sulla rotta giusta" per quanto riguarda i tre target fissati per il 2020, che includono anche rinnovabili ed efficienza energetica. Per il quale "per centrare i nostri obiettivi per il 2030 e 2050 sono invece necessari cambiamenti fondamentali nel modo in cui produciamo e usiamo energia in Europa".
Taglio del 50% di CO2 entro il 2050 - L'obiettivo dell'Ue � ora quello di giungere a un accordo vincolante a livello globale, che includa la riduzione del 50% della CO2 entro il 2050 e un meccanismo di revisione chiaro e trasparente, ogni cinque anni, per fare il punto sui progressi fatti. Stando all'Aea, impiegando solo le misure attuali gli europei arriveranno nel 2030 a un taglio del 25%.
"Sforzi non ancora sufficienti" - Su tutti questi elementi "la bozza � ancora troppo vaga", hanno riferito fonti Ue. Inoltre, secondo Ca�ete, gli impegni di riduzione assunti finora a livello mondiale e la "soglia critica" dei due gradi, per Ca�ete, "non sono sufficienti: secondo le stime porteranno il pianeta ad un riscaldamento di almeno tre gradi".