Anche se la pandemia sembra essere entrata nella sua fase calante, l’esperienza dell’ultimo anno e mezzo continua a produrre i suoi effettivi. Soprattutto sul sistema sanitario, con politiche che puntano a rafforzare la squadra di chi ha vissuto in prima linea l’emergenza: il personale sanitario. Affinché non ci si faccia trovare più impreparati. Lo si capisce dall’offerta formativa costruita dal Ministero dell’Università e della Ricerca per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia per il prossimo anno accademico 2021/2022. Pochi giorni fa, infatti, il MUR ha emanato i decreti con i posti messi a bando con i test d’ingresso 2021, previsti per il 3 settembre in contemporanea in tutta Italia. All’orizzonte una nuova spinta: quasi mille posti in più (precisamente +948), passando dai 13.072 del 2020 - quando già c’era stato un incremento di circa 1.500 posti rispetto a dodici mesi prima - ai 14.020 di quest’anno (+7,3%). A evidenziarlo, attraverso il portale Skuola.net, è la tradizionale analisi a cura di Angelo Mastrillo, Segretario della Conferenza dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie.
In attesa dei decreti con i posti definitivi
E potrebbe non finire qui. Perché queste 14mila caselle - comprensive di 937 posti per i corsi erogati in lingua inglese - potrebbero arricchirsi ulteriormente. Nelle premesse dei tre Decreti ministeriali, datati 25 giugno, è evidenziato come quelli appena banditi siano posti provvisori, in quanto si è ancora in attesa dell’Accordo Stato-Regioni per la determinazione dei posti definitivi, atto che per legge si sarebbe dovuto definire entro il 30 aprile. Così, visto il ritardo della deliberazione, dovendo il Ministero dell’Università comunicare con almeno 60 giorni d’anticipo la consistenza delle ‘matricole’ disponibili - prima cioè delle date degli esami di ammissione del 3 settembre - si è proceduto lo stesso alla pubblicazione sia dei decreti col totale dei posti, con la loro distribuzione tra i vari atenei e con le modalità di svolgimento della prova di ammissione (sarà il consueto test a risposta multipla).
Ferme le altre facoltà mediche a 'numero chiuso'
A confermare il forte investimento in termini di risorse umane concentrato soprattutto sui percorsi di Medicina e Chirurgia è anche il sostanziale stallo nelle altre due facoltà mediche interessate dall’accesso programmato nazionale: Odontoiatria e Veterinaria. Nel primo caso, per gli aspiranti dentisti, rispetto al 2020 ci saranno a disposizione 1.239 posti, appena 8 in più, con un incremento dell’1,8% (dodici mesi fa furono 1.231). Per i futuri veterinari, le chance saranno addirittura inferiori, con un ‘taglio’ di 13 unità (si passa dagli 890 posti del 2020 agli 877 del 2021). Ancora tutto tace, invece, sul quadro definitivo delle Professioni sanitarie, altro tassello fondamentale per il settore.
Basteranno i posti a soddisfare il fabbisogno?
Nonostante ciò, non è affatto detto che i nuovi ingressi bastino a colmare il gap tra medici in arrivo e il reale fabbisogno del sistema sanitario. Anche se, su questo punto punto, i pareri sono discordanti: le Regioni hanno aumentato il fabbisogno richiesto del +22% (da 11.740 dello scorso anno a 14.332); più contenuto l’aumento indicato dalla Federazione dei Medici FNOMCEO (da 9.834 a 11.000, pari al +10,6%). Stessa cosa per Odontoiatria: qui le Regioni hanno aumentato il fabbisogno di 419 unità (+31%), da 1.312 della scorso anno a 1.722; mentre l’ Ordine degli Odontoiatri CAO lo riduce a 940, quasi la metà. Per Veterinaria, infine, la richiesta delle Regioni è aumentata da 852 a 1.007 (+17%), mentre l’Ordine dei Veterinari FNOVI ne indica 800. I posti disponibili indicati come provvisori potrebbero perciò essere molto vicini alla cifra definitiva.
Tanti nuovi corsi in Medicina nelle regioni del Sud
Tornando a Medicina e Chirurgia, l’incremento dipende in buona parte dai circa 400 posti frutto dell’attivazione di nuovi Corsi da parte di alcune Università del Sud, che aprono anche le rispettive Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia: è il caso delle Università LUM di Casamassima (Bari), dell’Università del Salento di Lecce, di quella della Basilicata di Potenza e di quella della Calabria di Rende (Cosenza). Mentre tra gli atenei che storicamente hanno dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, il maggior numero dei posti è ad appannaggio della ‘Sapienza’ di Roma (al momento 1.068 caselle libere), seguita dall’Università ‘Federico II’ di Napoli (623) e dall’Università di Bologna (614).
Le variazioni più evidenti
L’incremento maggiore, però, c’è stato all’Università di Foggia (da 99 a 179 posti, +81%); a seguire il S.Raffaele di Milano (200 posti in più, da 346 a 546, che corrispondono al +58%), Pavia (+66 posti, da 314 a 380, in percentuale un +21%), l’UniCamillus di Roma (da 135 a 195, più 60 posti, ovvero +44%) e Parma (sempre 60 posti in più, da 240 a 300, equivalenti a un incremento del 25%). Saldo negativo importante, invece, per l’Università di Ferrara (scende da 661 a 598, perdendo 63 posti, ovvero -10%) e, seppur più limitato, per Novara, Varese e Modena-Reggio Emilia (tutte in calo di poche unità).