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Berlino, applausi per film Costanzo

"Il bacio gay? Metta pure a disagio"

Il Festival di Berlino ha accolto con un lungo applauso "In memoria di me", film di Saverio Costanzo, unico italiano in concorso. La storia del giovane Andrea che si ritira in un monastero gesuita e tenta la strada del noviziato, scuote e solleva polemiche. Specie per un bacio che il padre superiore dà al il novizio che se ne va. "Non volevo creare uno shock- ha detto il regista. "Ma certo il mio non è un film a favore delle istituzioni".

Nessun "alto prelato" ha visto "In memoria di me - ha spiegato Costanzo, - "ma credo che potrebbe cadere nella totale indifferenza del Vaticano. Se poi il bacio tra il padre superiore e il novizio che se ne va, metterà a disagio qualcuno, saremo comunque felici". Quanto alle possibili reazioni della Chiesa per Costanzo "sono una preoccupazione tutta italiana. "Di certo il mio non è un film cattolico ma neanche anti-cattolico, non è di destra nè di sinistra". Comunque la scelta di "non mettere divise riconoscibili a preti e novizi è stata fatta proprio per suggerire che stiamo parlando di persone normali che fanno un percorso di crescita e di comprensione".

Il film, ispirato al libro del 1960 di Furio Monicelli "Il gesuita perfetto" (che spinge molto di più sul versante dell'attrazione omosessuale), mette in scena anche un controverso bacio tra Zanna, uno dei novizi, e il padre superiore. Costanzo spiega che "ognuno può interpretarlo come vuole: io ho pensato al Grande Inquisitore di Dostoevskij e alle parole di Cristo che invita a non dimenticare mai l'amore e la misericordia".

Costanzo si definisce "un non credente" pur frequentando il monastero di Bose, che ringrazia nei titoli di coda ("lì c'è una monaca che mi ha aiutato molto"), e ritiene che il suo film sia piuttosto "un thriller spirituale-metafisico" che "non un film religioso" ma anche "un film d'amore perché parla della necessità di essere amati senza se e senza ma".

"Se a Pasqua in Italia non si trova una stanza libera nei monasteri forse un motivo c'è" sottolinea. L'attualità di "In memoria di me" sta nel fatto che "viviamo un momento in cui anche il cinema si chiede a cosa e a chi credere: il film se lo chiede, spero, in modo onesto senza confezionare quei santini di cui già siamo pieni in tutte le fiction tv. Le domande che si fanno i protagonisti sono le stesse che mi faccio anch'io".

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