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Riforma della politica agricola dell'Ue, Parlamento e Consiglio trovano un accordo

Le nuove regole, se approvate in via definitiva dal Parlamento e dal Consiglio, dovrebbero essere applicabili dal 1° gennaio 2023

-afp

I negoziatori del Parlamento Ue e del Consiglio hanno raggiunto un accordo politico informale su tre leggi dell'Ue che disciplineranno la politica agricola dell'Unione europea nell’arco di tempo 2023-2027 e che la adatteranno meglio alle esigenze dei singoli Stati membri, facendo però in modo che la politica agricola dell’Ue rimanga comune. 

Il contesto - L'ultima riforma della politica agricola dell'Ue, varata nel 1962, risale al 2013. Le regole della PAC 2013-2020 sono scadute il 31 dicembre 2020, ma sono state prorogate e sostituite da norme transitorie, valide fino alla fine del 2022.

Cos’è la PAC? - Si tratta della "politica agricola comune" e rappresenta meno di un terzo (386,6 miliardi di euro) del bilancio del quadro finanziario pluriennale dell'Ue 2021-2027 (1,21 trilioni di euro). Circa il 70% del bilancio della PAC sostiene il reddito di 6/7 milioni di aziende agricole dell'Ue.

Le nuove regole - Prevedono che i governi nazionali elaborino piani strategici che la Commissione valuterà, specificando come intendano attuare sul campo gli obiettivi dell'Ue. La Commissione verificherebbe infine le loro prestazioni e la loro conformità alle norme dell'Ue.

Gli obiettivi della futura politica agricola Ue - Durante i negoziati, il Parlamento Ue ha insistito nel delineare alcuni obiettivi irrinunciabili da raggiungere. Eccoli:

- preservare e rafforzare la biodiversità nell'Ue e rispettare gli impegni dell'Unione europea nell'ambito dell'accordo di Parigi;

- verificare che i piani strategici nazionali contribuiscano agli impegni ambientali e climatici dell'Ue e agli obiettivi delle strategie 2030 Farm to Fork e Biodiversità dell'Ue;

- rafforzare le pratiche obbligatorie per il clima e l'ambiente che ogni agricoltore deve applicare per ottenere un sostegno diretto (la cosiddetta “condizionalità”);

- destinare almeno il 35% del bilancio dello sviluppo rurale a misure ambientali e climatiche e, come regola generale, almeno il 25% del bilancio dei pagamenti diretti a regimi ecologici (un modo, quest'ultimo, per far aumentare il reddito degli agricoltori);

- utilizzare almeno il 10% dei pagamenti diretti nazionali per sostenere le piccole e medie aziende agricole. L’idea sarebbe quella di far sì che gli Stati membri utilizzino un pagamento ridistributivo integrativo o decidano di ridurre progressivamente i pagamenti diretti annuali agli agricoltori al di sopra di 60mila euro e fissarli a 100mila euro. Se tale regime venisse introdotto, i governi nazionali potrebbero consentire agli agricoltori di detrarre il 50% degli stipendi legati all'agricoltura dall'importo totale prima della riduzione.

Sostenere gli agricoltori - Il Parlamento Ue ha indicato alcuni misure per sostenere gli agricoltori. Vediamole:

- fare in modo che gli Stati dell’Ue utilizzino almeno il 3% dei loro budget della PAC per sostenere i giovani agricoltori. Il sostegno ai nuovi agricoltori potrebbe essere concesso dai fondi per lo sviluppo rurale;

- proteggere in modo più rigoroso i diritti dei lavoratori agricoli. Sulla scia di tale proposito il Parlamento Ue ha convinto il Consiglio a istituire un meccanismo per collegare, al più tardi nel 2025, gli ispettori nazionali del lavoro con gli organismi pagatori della PAC. Obiettivo: sanzionare le violazioni delle norme del lavoro dell'Ue.

- introdurre nuove misure per garantire che il mercato sia più trasparente e meglio preparato per potenziali turbolenze e che le pratiche che mirano a standard ambientali, di salute degli animali o di benessere degli animali più elevati, siano esentate dalle regole di concorrenza;

- trasformare la riserva di crisi esistente (quest’ultima aiuta gli agricoltori in caso di instabilità dei prezzi o del mercato) in uno strumento permanente con un budget adeguato;

 - garantire una maggiore trasparenza sui beneficiari finali delle sovvenzioni dell'Ue e fare in modo che gli Stati membri abbiano accesso allo strumento di estrazione dei dati dell'Ue per evitare di eludere le norme e per proteggere adeguatamente i fondi europei;

- assicurarsi che coloro che non rispettano ripetutamente i requisiti dell'Ue (ad esempio in materia di ambiente e benessere degli animali) subiscano sanzioni maggiori. Ciò dovrebbe costare agli agricoltori il 10% dei loro diritti (rispetto all'attuale 5%).


Le prossime tappe - Dopo l'accordo politico, il testo deve ancora essere perfezionato tecnicamente e giuridicamente. Dovrà poi essere approvato dal Parlamento - prima dalla Commissione Agricoltura e poi dall'Assemblea plenaria - e dal Consiglio, per entrare in vigore. Le nuove regole della politica agricola dell'Ue dovrebbero essere applicabili dal 1° gennaio 2023.

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