Flop per Marine Le Pen ed Emmanuel Macron alle elezioni regionali francesi segnate da un livello record di astensionismo, mentre volano i Républicains e l'unione di gauche ed ecologisti. A meno di un anno dalle presidenziali, la batosta più dura e inattesa è quella inferta al Rassemblemement National, che non conquista neanche una regione. Con il 38% delle preferenze, Républicains e alleati appaiono, invece, come la prima forza politica del Paese.
Secondo dati su scala nazionale diffusi dall'istituto Ifop-Fiducial, il partito nazionalista di Marine Le Pen è fermo al 20,5% delle preferenze. Una vera delusione per l'ex Front National che molti sondaggi davano invece che molti sondaggi davano invece come in forte progressione, a un anno dalle presidenziali del 2022. Secondo gli esperti, il Rassemblement National è il partito che più di tutti sconta l'astensionismo record. Come nel primo turno di domenica 20 giugno, circa due elettori su tre hanno snobbato le urne.
Schiaffo anche alla maggioranza presidenziale - Schiaffo anche alla maggioranza presidenziale di Macron, ferma al 7%, una conferma dello scarso radicamento di En Marche a livello locale. Non ci sarà nessun rimpasto di governo ma degli "aggiustamenti necessari e limitati", hanno fatto sapere fonti dell'esecutivo a Bfm-tv.
Il ritorno della destra neogollista - Questo scrutinio segna invece il grande ritorno della destra neogollista. Con il 38% delle preferenze, Républicains e alleati appaiono come la prima forza politica del Paese, pronti a lanciarsi nella corsa presidenziale. Al momento, il più determinato sembra essere Xavier Bertrand, presidente uscente della regione Hauts-de-France, che è stato riconfermato piazzandosi primo davanti al candidato lepenista, e che già parla da candidato presidenziale: "Questo risultato mi dà la forza per venire incontro a tutti i francesi", ha dichiarato subito dopo la chiusura dei seggi.
Bene anche l'unione della gauche e degli ecologisti - Bene anche l'unione della gauche e degli ecologisti, con il 34,5% delle preferenze, in quello che sembra un ritorno dei partiti più tradizionali, del "vecchio mondo", dopo il bipolarismo Macron-Le Pen. Per Jordan Bardella, il numero due del Rassemblent National, le elezioni sono state un "fallimento per l'insieme della classe politica"; visto il livello di astensioni record. "Accolgo questi risultati con molta umiltà ma è un fallimento per l'integralità della classe politica visto che gran parte dei francesi non ha avuto alcun interesse ad andare alle urne", ha detto su Tf1.
Delle 13 regioni francesi, la Provence-Alpes-Côte-d'Azur era l'unica a vedere un duello che si annunciava serrato tra i cosiddetti "fratelli nemici": Thierry Mariani (ex-Les Républicains passato nel Rassemblement National) e Renaud Muselier (Les Républicains). E alla fine l'ha avuta vinta quest'ultimo. Amaro in bocca anche nella maggioranza di Macron. Di risultato "deludente" ha parlato, tra gli altri il delegato generale di En Marche, Stanislas Guerini, mentre commenti soddisfatti per il risultato arrivano dalla sinistra e dagli ecologisti che riprendono decisamente colore.
Astensione record - Il primo partito tuttavia resta l'astensione, pari al 66% dei 48 milioni di aventi diritto al voto, di poco inferiore a quella del primo turno (66,7): in sostanza hanno votato due elettori su tre. Partecipazione in caduta libera rispetto alle elezioni regionali di dicembre 2015, quando votò il 50,54% dei francesi. Si tratta di un record negativo dalla creazione della Quinta Repubblica nel 1958. Secondo gli esperti, i motivi sono molteplici. "Si assiste al completamento di una disconnessione tra elettori e classe politica. E il contesto sanitario, che ha limitato gli eventi all'esterno, ha reso più complicata la comunicazione con determinate categorie di persone", sostiene Jessica Sainty, ricercatrice in scienze politiche presso l'Università di Avignone.