Nella fase del lockdown, quando mascherine e gel disinfettanti erano scomparsi dal mercato, c'è chi ne ha approfittato per importare e vendere materiali contraffatti, per fare milioni con triangolazioni e intermediazioni con l'estero, per speculare vendendo ai cittadini e al sistema sanitario i dispositivi di protezione a prezzi esorbitanti. E' quanto denuncia la Banca d'Italia, parlando di un "business della pandemia" del valore di 8 miliardi.
Un business sul quale, come è emerso dalle indagini e dalle segnalazioni, si sono buttati anche i politici (persone politicamente esposte e altri soggetti che hanno rapporti con la politica). Le segnalazioni, riporta il Messaggero, che hanno riguardato contesti di rischio legati alla pandemia nel 2020 sono state 2.277 per un valore complessivo di "operatività sospetta" di 8,3 miliardi. Di queste, l'80%, si legge nella relazione di Bankitalia, ha riguardato, nella prima fase, principalmente la compravendita di materiale sanitario e di dispositivi di protezione individuale a cui si sono aggiunti, in una seconda fase, l'erogazione e l'utilizzo incongruo di finanziamenti garantiti o contributi a fondo perduto.
Finito l'assalto al business dell'emergenza legato alla pandemia, la criminalità economica già si prepara al prossimo appuntamento: quello con i 248 miliardi di spesa pubblica legata al Recovery plan. "Le attività criminali innescate dalla pandemia non si esauriranno con il riassorbimento dell'emergenza sanitaria ma, se non adeguatamente fronteggiate, continueranno a gravare sul nostro futuro, trovando ulteriori importanti opportunità anche nei nuovi interventi pubblici".