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Track & Field: le divertenti sudate olimpioniche (virtuali) di Konami

In attesa delle Olimpiadi ricordiamo il primo grande successo della casa giapponese in ambito di multi-evento sportivi

© IGN

Uno degli effetti secondari del terribile periodo storico che stiamo vivendo è la distinta assenza delle Olimpiadi, con l’edizione giapponese di Tokyo 2020 rimandata al prossimo luglio. Perché dunque non rispolverare un po’ di spirito olimpico ricordando uno dei primissimi videogiochi capaci di trasferire in modo divertente l’atletica leggera sui nostri schermi?

Era il 1983, i primi videogame sportivi multi-evento erano già disponibili sul mercato - a partire da Olympic Decathlon di Microsoft, del 1980 - e Konami era in grande spolvero, capace di pubblicare uno dopo l’altro numerosi successi come Frogger, Scramble e Pooyan. Ecco con la software house di Castlevania lancia in sala giochi un videogame decisamente particolare, ovvero Track & Field (noto in patria come Hyper Olympics).

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Vedere un titolo multi-evento in sala giochi non era propriamente una cosa comunissima e così i sette eventi di atletica leggera che compongono il gioco furono una ventata d’aria fresca, tra rane saltellanti e alieni dallo spazio profondo. Inoltre, Track & Field si presenta privo di un joystick: sul cabinato sono infatti presenti due set di tre pulsanti ciascuno, uno per ogni giocatore.

Tramite questo particolare setup i partecipanti controllano i baffuti atleti - disegnati così forse per ricordare l’aspetto del campione Daley Thompson? - premendo a raffica i pulsanti per dare il ritmo alla corsa. Un sistema di controllo originale e divertente che riempì le sale giochi dell’epoca di un riconoscibilissimo rumore composto dalle ondate di manate scagliate sui tasti per fare accelerare il più possibile gli atleti - con grande gioia dei gestori, spesso e volentieri costretti a riparare i tasti.

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I giocatori che affrontano una partita a Track & Field affrontano sette evento sportivi proposti in un ordine fisso: in ciascuno di essi è necessario battere il record indicato per avere accesso alla fase successiva. Si parte con i 100 metri piani, in cui è semplicemente necessario accelerare il più possibile pigiando forsennatamente su due dei tre pulsanti. Si passa poi al salto in lungo, che coinvolge anche il terzo tasto, usato per decidere quando far saltare l’atleta. Seguono lancio del giavellotto, corsa a ostacoli, lancio del martello e infine salto in alto. Di tutti gli eventi solo il lancio del peso sfrutta una visuale differente dalle altre, con inquadratura dall’alto. La colorata grafica del gioco rende benissimo tutte le diverse discipline, grazie anche alle valide animazioni dei protagonisti.

Da notare che, a differenza di quasi tutti i videogame dell’epoca, Track & Field chiede ai giocatori di inserire il proprio nome prima di iniziare a giocare, un dettaglio che all’epoca forniva la sensazione di essere in procinto di iscriversi alla competizione. Non solo: fino a quattro giocatori potevano gareggiare su un singolo cabinato, alternandosi a due a due alle gare: questo dava vita a vivaci competizioni in sala giochi (vissute in modo molto divertente anche da chi scrive), che si chiudevano con una versione digitalizzata di Chariots of Fire di Vangelis per celebrare il vincitore.

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Semplice, con un sistema di controllo facile da apprendere ma comunque abbastanza profondo, Track & Field è un divertente gioco sportivo che riscuote un enorme successo, al punto che l’anno successivo viene proposto come collegato alle Olimpiadi del 1984. Il suo divertente sistema di controllo diventa praticamente lo standard per questo genere di videogame (ad esempio, è riciclato da Konami stessa nel divertente Combat School di un paio di anni più tardi).

Track & Field fu convertito per tutti i principali sistemi di videogame dell’epoca e risultò un best seller su gran parte di questi, come Commodore 64 e Nintendo NES: in gran parte di queste versioni la pressione dei pulsanti per far accelerare l’atleta è sostituita dallo scuotere brutalmente i joystick a destra e a sinistra, con conseguenze a volte pessime per l’integrità del controller stesso. Il successo del gioco portò molte software house a provare a proporre un proprio multi-evento sportivo: è il caso, ad esempio, di Activision, che mise sotto contratto proprio il già citato Daley Thompson per il divertente Daley Thompson’s Decathlon, del 1984.

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Konami invece proseguì con la serie, pubblicando sempre nel 1984 il seguito diretto Hyper Sports, con sette nuovi eventi sportivi, e successivamente nel 1988 il terzo episodio Konami '88, noto in occidente come Hyper Sports Special. Meritevoli di menzione anche Track & Field II, buon seguito esclusivo alle console Nintendo, e International Track & Field del 1996, il primo capitolo della serie interamente in grafica 3D, arrivato sia in sala giochi che in una bella conversione per PlayStation.

L’ultimo capitolo in ordine cronologico sarebbe dovuto essere Hyper Sports R, in lavorazione per Nintendo Switch e cancellato prima della sua uscita: un peccato, perché la serie sportiva di Konami ci sarebbe stata proprio bene sulla console ibrida di Nintendo. Chi volesse provarlo può comunque recuperare l’originale su Switch nella serie Arcade Archives.