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Niccolò Agliardi, autore da Golden Globe: "Mi emoziona raccontare le vite degli altri"

Ha firmato "Io sì (Seen)", canzone cantata da Laura Pausini, ma è anche un cantante, uno scrittore e un conduttore. Tgcom24 ha parlato con lui  

di Massimo Longoni

Cantante, conduttore, scrittore ma soprattutto autore di canzoni. Niccolò Agliardi è un artista poliedrico e pieno di curiosità. Al momento sta lavorando all'adattamento cinematografico di due suoi romanzi, ma nei mesi scorsi ha vinto un Golden Globe e un Nastro d'argento con "Io sì (Seen)", la canzone da lui scritta e interpretata da Laura Pausini per il film "Tutta la vita davanti". "Il cinema mi dà possibilità di trasformare in canzoni le storie degli altri dice a Tgcom24 -, ed è una cosa bellissima".

E' un periodo intenso per Niccolò Agliardi, anche se in fondo lo è da quando ha iniziato la sua carriera. Negli ultimi 15 anni ha pubblicato quattro dischi di inediti, scritto una quantità enorme di canzoni per artisti come Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Zucchero, Elisa, Patrizia Laquidara Roberto Vecchioni, Paola Turci, Arisa, Patty Pravo, Emma, Damien Rice, Bryan Adams e altri ancora. E poi tre libri, la radio, la televisione, il cinema... Recentemente ha curato la direzione musicale della colonna sonora del film "Ostaggi". Sabato 21 agosto è al "Premio Gargano di Giornalismo" dove riceve l'ennesimo premio per "Io sì (Seen)". E proprio da lì partiamo con la nostra chiacchierata. 

Il brano da te composto (con Diane Warren e Laura Pausini) per il film "Tutta la vita davanti" ha avuto un riconoscimento enorme, anche a livello internazionale. Cosa ha rappresentato questo per te?

Si tratta di una bellissima punteggiatura, non riesco a vederla diversamente. Non cambia il significato del racconto ma lo abbellisce. Senza falsa modestia. Nulla è cambiato. 

"Io sì (Seen)" ha sfiorato anche l'Oscar, dove viene premiata la miglior canzone. Ma inevitabilmente tutti parlano dell'interprete. Come si sente un autore in questi casi?

La vive con la consapevolezza che essere autore significa fare un patto con se stessi. Credo che nei confronti di Laura ci sia una grande riconoscenza perché se non ci fosse stata lei probabilmente quel pezzo non avrebbe avuto la stessa resa e lo stesso impatto. Lei rappresenta quella canzone. Poi c'è chi ha la curiosità di capire il punto di vista di quel pezzo lo ha firmato. E su questo posso dire di credere ancora nella centralità del desiderio che siano canzoni nate per diventare canzoni e non per riempire playlist di Spotify. 

Tu hai anche una tua carriera di cantante. Come si conciliano le tue due anime?

Io ho intrapreso anche la carriera di cantante ma le soddisfazioni non sono arrivate. Per essere considerato un cantante devi essere nelle prime 10 posizioni di Spotify altrimenti è difficile che tu venga considerato. E aggiungo: se dici di fare il cantante è perché guadagni facendo il cantante. Dopo i 40 anni capisci che puoi raccontare le cazzate che ti pare ma è evidente che devi definirti non solo per le cose che ti piacciono ma soprattutto per quelle che ti realizzano. Io, facendo il cantante ho convertito poco o niente.

Essere principalmente autore è stato un ripiego?

Non direi. La verità è che le cose belle della mia vita me le sono potute permettere attraverso il mio lavoro di autore e aggiungo che il lavoro di autore significa anche fare un passo indietro rispetto a chi mette fiato, viso, carisma, palle, balletti e tutto quello che ti viene in mente. Se io fossi stato capace di fare quella cosa lì l'avrei fatta, evidentemente mi mancava qualcosa.

Essendo anche cantante e quindi avendo chiara un'idea di come un tuo pezzo andrebbe interpretato, cosa provi nel momento in cui affidi una tua composizione ad altri?

Diciamo che ho compiuto 47 anni da non molto e mi sono accorto di essere diventato molto laico riguardo alle mie canzoni. Meno sui miei libri o cose sulle quali investo emotivamente qualcosa in più. Le mie canzoni hanno soltanto un requisito: essere il più possibile leggere e poco commerciali. Non mi vergogno di nulla di quello che ho scrivo. Ci sono poche cose, anche di quelle scritte in passato, che mi sento di rinnegare. Perché sono stato molto sincero con me stesso.

C'è qualcosa che ti è capitato di rifiutare?

Io oggi ho la capacità di riconoscere in me stesso e negli altri quando una canzone è fatta nelle sei ore di session a disposizione. Non c'è nulla di male in quella cosa lì, ma io non la faccio. Perché ho il privilegio di poter fare altro. Le mie canzoni le scrivo e le firmo e posso dirti con sicurezza che potrei cantarle anche io. Oggi posso scegliere a chi affidare le mie parole. Non devo per forza partecipare ai dischi di tutti. Anche perché alcuni sono campionati nei quali non avrebbe senso partecipare. E' proprio una questione di scelta e consapevolezza. La mia vita è fatta di tantissime piattaforme su cui giocare.

Di solito componi su commissione o la canzone nasce prima di essere affidata a qualcuno?

Ci sono degli editori, per esempio Curci, che lavorano su di me in maniera sartoriale. Quando sa che ci sono progetti che potrebbero emozionarmi mi chiama. Io in genere lavoro per quattro o cinque artiste donne. Mi piace scegliere delle vocalità che mi rappresentino e che mi emozionino quando sento le cose mie cantante da loro. Mi piace sorprendermi.

C'è un qualche mondo nuovo che stimola particolarmente in questo momento?

Se c'è una cosa che mi piace fare ora è lavorare su territori un po' inesplorati per me. Per esempio il cinema o scrivere canzoni su storie degli altri dopo aver scavato tanto dentro di me. Il cinema mi dà possibilità di trasferire le mie abilità anche su storie altrui.  Trasformare in canzoni le storie degli altri è una cosa bellissima, perché riesci a mettere del tuo però raccontando gli altri. E' un bel gesto di generosità e anche di autodeterminazione.

Spostare il fuoco da te agli altri è qualcosa che è venuto col tempo?

Con l'età e con l'esperienza. A me non chiamano per fare una session veloce per il pezzo pensato come usa e getta, perché sanno che io quella cosa non la faccio. Capita invece che se sento che una cosa è venuta particolarmente bene sia io a chiamare per dire che mi piacerebbe darla a quell'artista. 

Hai detto che oggi come oggi investi emotivamente di più sui tuoi libri o altri progetti: quello dell'autore è diventato per te un mestiere con poca passione?

L'esempio è molto banale. Io amo tanto le canzoni, quel lavoro però è una moglie della quale conosco vizi e virtù. Quando hai una storia d'amore che dura da tanti subentra un po' di abitudine. C'è tanto rispetto ma se devo pensare a qualcosa che mi emoziona in questo momento è lavorare all'adattamento cinematografico dei miei due ultimi romanzi, "Per un po'" e "Ti devo un ritorno". E' una cosa che non so fare, ma è proprio belle imparare dagli altri. E poi mi piace fare la radio, la televisione, perché lavoro con persone. Quando scrivo una canzone lo faccio da solo perché conosco il meccanismo, so già dove arrivo, dove correggermi o censurarmi. In televisione ho bisogno di chiedere agli altri. E mi diverto tanto perché imparo.

Cos'ha il Niccolò autore che manca al cantante?

Il Niccolò cantante ha ancora l'incanto. E questo ti indebita, il ché significa che poi paghi. 

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