CAROSELLO DI AUTO DI LUSSO

Ai domiciliari, va in Ferrari alla comunione del figlio nel Napoletano: arrestato il boss Pasquale Cristiano

Ha percorso le vie di Arzano in un carosello di auto di lusso: sui social i video della "parata", denunciata dal consigliere regionale Borrelli. I carabinieri hanno condotto il boss in carcere

© Instagram

E' andato alla comunione del figlio a bordo di una Ferrari e, dopo il carosello sulla Rossa per le vie di Arzano (Napoli), il boss Pasquale Cristiano è stato arrestato e condotto in carcere. A Cristiano, che era ai domiciliari, era stata concessa l'autorizzazione di partecipare alla cerimonia. Ma la sua "parata" fuori programma, con un corteo chiassoso di auto di lusso, ha creato disagi alla circolazione, oltre a non rispettare il percorso imposto. 

Il corteo trionfale del boss e dei suoi "amici" - Oltre alla Ferrari decappottabile, noleggiata per l'occasione dal boss, hanno infatti partecipato alla sfilata per le vie del paese altri amici, tra i quali diversi pregiudicati, tutti alla guida di veicoli di grossa cilindrata per il "corteo trionfale". I partecipanti alla parata di Cristiano, ritenuto ai vertici del gruppo criminale 167 di Arzano e costola del clan Amato-Pagano, sono stati tutti identificati dai carabinieri di Arzano e del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna, per aver causato problemi al traffico con "modi e tempistiche non compatibili con il percorso che era stato imposto" in seguito all'obbligo di immediato rientro nell'abitazione per Cristiano dopo la cerimonia.  

La denuncia del consigliere regionale Borrelli - A denunciare la vicenda, postando il video del corteo sul suo profilo Facebook, è stato il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli, che scrive: "E' stata l'occasione per mettere in mostra la potenza del clan in modo pubblico. E i carabinieri hanno avviato un'indagine sulla vicenda".

"La Chiesa neghi i sacramenti ai boss" - Borrelli commenta il caso auspicando una presa di posizione da parte della Chiesa: "Chiediamo di negare i sacramenti ai boss di camorra e ai loro familiari e sodali, dato che i principi cattolici e lo spirito della cristianità non possono assolutamente sposarsi con il modo di vivere di chi ostenta lusso e ricchezze guadagnate sulla pelle delle persone, con il sangue, la violenza, la criminalità o la paura. La glorificazione e la celebrazione della criminalità vanno combattute da tutte le istituzioni, Chiesa inclusa e non vanno certo incoraggiate o tollerate".