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Bologna, la compagna è ipovedente: la classe impara il braille per aiutarla

"E' stata molto contenta di questo slancio dei compagni. Chi ha delle patologie sente sempre che manca qualcosa", ha detto la responsabile del progetto

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Gli studenti di una classe della scuola media Veggetti a Vergato (Bologna), hanno imparato a leggere e scrivere in braille per aiutare ed essere più "vicini" a una compagna di classe ipovedente. L'iniziativa, svolta nell'ambito del progetto "Erasmus+ Solidarité: à vous les jeunes", ha permesso agli alunni di mettersi nei panni della propria coetanea, una giovane profuga che due anni fa è scappata dalla guerra in Siria insieme alla famiglia. "E' stata molto contenta di questo slancio dei compagni. Chi ha delle patologie sente sempre che manca qualcosa. Senza contare che questa famiglia si porta dietro i segni profondi lasciati dalla guerra", ha detto Mariateresa Verderame, responsabile del progetto Erasmus+, al Corriere di Bologna.

L'idea di imparare il braille, avanzata dalla docente di sostegno della ragazza, Elena Venturini, e da Verderame, professoressa di francese che coordina il progetto, nell'ambito del "Erasmus+ Solidarité: à vous les jeunes", ha subito entusiasmato alcuni dei ragazzi che così, nel pieno rispetto delle normative sanitarie, hanno iniziato il laboratorio. I giovani solidali, guidati passo passo da Venturini, hanno imparato a usare una dattilo-braille arrivata dall'Ufficio scolastico.


"I ragazzi si sono messi davvero nei panni della loro compagna e hanno capito le difficoltà che hanno le persone ipovedenti quando devono apprendere", ha spiegato Verderame.

L'attivista Cathy La Torre ha lodato l'iniziativa su Facebook, scrivendo: "Serve anche accorgerci del bene che ci circonda valorizzandolo e diffondendolo il più possibile. In sostanza, grazie al progetto 'Erasmus+ Solidarité: à vous les jeunes', ragazzi e ragazze hanno imparato a leggere e scrivere in braille, in modo da essere più vicini ad una loro compagna ipovedente ed essere d'aiuto in futuro a chiunque abbia difficoltà visive".

"E' stato anche un modo per testare la loro sensibilità nei confronti di una difficoltà vissuta da una loro coetanea, e il risultato è stato un successo, a giudicare dall'entusiasmo con cui i giovanissimi hanno partecipato alle attività di laboratorio. Anche così possiamo crescere dei futuri adulti più consapevoli, maturi, rispettosi. In fondo la scuola serve anche a questo", ha concluso.

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