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Videogiochi: utente protesta contro il logo Xbox per il Pride Month e la rete lo attacca

In occasione del mese dedicato all’uguaglianza di genere, un giocatore si scaglia contro il colorato logo dell’azienda americana, scatenando le critiche del popolo di Internet

IGN

Giugno è il mese del Pride Month, un momento in cui molti celebrano il movimento LGBTQ+ che si batte per l'autoaffermazione, la dignità e l'uguaglianza di genere, tra molti altri diritti umani. Tuttavia, è ormai noto quanto questo periodo continui a suscitare reazioni piuttosto controverse, creando un'enorme divisione tra tradizionalismo e liberalismo. E non deve essere stata certo una reazione piacevole quella che ha visto protagonista un utente della rete, che ha protestato contro il logo arcobaleno Xbox, creato apposta per l’occasione.

Il 1 giugno Xbox, tra un certo numero di altre aziende di gioco (e non solo), ha pubblicato in un tweet il suo nuovo logo a tema LGBTQ+. Il messaggio a corredo dell’immagine recitava: "Crediamo che tutti nella comunità di gioco dovrebbero avere la libertà di essere se stessi, sia quando si gioca che quando si vive".

Il post ha dato il via a una catena di commenti e messaggi, non tutti purtroppo positivi, tra cui quello un utente di Twitter, la cui risposta è stata: "Ora comprerò una PlayStation", lasciando intendere la sua piena disapprovazione al gesto. Non è ancora chiaro quale fosse stato il motivo di un tale commento, se l’utente stesse scherzando, criticando aspramente la scelta dell’azienda, o solo un modo per protestare contro le compagnie che utilizzano questo periodo per farsi pubblicità.

Fatto sta che la community ha preso davvero sul serio la sua reazione, bombardando il suo tweet con una serie di botta e risposta, per provare all’uomo quanti invece fossero sviluppatori e aziende coinvolte in un movimento tanto importante non solo durante il mese di giugno. La stessa PlayStation ha pubblicato un proprio logo a tema su Twitter, pochi giorni dopo la sua concorrente.

Facendo da contraltare alle critiche della rete, c’è stato anche chi ha fatto notare che, a causa dell'ambiguità della situazione, potrebbe non essersi trattato per forza di una questione di intolleranza. Per diversi utenti, infatti, la reazione si è tradotta in una vera e propria accusa di ipocrisia alle aziende del settore che usano il Pride Month come mezzo di marketing e non come un modo per supportare il movimento stesso, sottolineando come molte di queste abbiano filiali in paesi più tradizionalisti in cui la cultura LGBTQ+ non è ancora bene accetta.

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