"Non venite negli Stati Uniti, noi continueremo ad applicare le nostre leggi e a difendere i nostri confini. Se venite sarete respinti". E' già polemica in America per il monito lanciato ai migranti centroamericani da Kamala Harris, nel suo primo viaggio all'estero dopo l'insediamento che l'ha portata in Guatemala e Messico. "Voglio essere chiara con chi sta pensando di intraprendere quel pericoloso viaggio verso la frontiera", ha aggiunto la vicepresidente.
Il tour della Harris che si inscrive nella promessa di Joe Biden di adottare una politica migratoria "più umana" rispetto a quella del suo predecessore Donald Trump. Ma quelle parole, estrapolate un po' dal contesto, hanno suscitato critiche a sinistra e sarcasmi a destra, mettendo in difficoltà l'ambiziosa Kamala che, dopo aver rotto il soffitto di cristallo come prima vicepresidente donna (e di colore), stenta ad uscire dall'ombra del previdente nonostante il crescente numero di deleghe.
"Il nodo è la causa delle migrazioni" - "Dobbiamo parlare delle aree che causano il problema al confine" fra Stati Uniti e Messico. Kamala Harris si difende così dal fuoco incrociato di domande sul perché non abbia ancora visitato il confine anche se Biden le ha affidato il dossier dell'immigrazione. "Andrò al confine", ha assicurato spiegando comunque come sia "miope per chi ha la responsabilità di risolvere i problemi cercare di rispondere solo" alle conseguenze invece che affrontare la causa del problema.
La critica di Ocasio-Cortez - Tra i progressisti si sono levate voci di protesta, come quella di Alexandria Ocasio-Cortez, la pasionaria dem: "Primo, cercare asilo in qualsiasi punto del confine è un metodo legale di arrivo al 100%", ha twittato. "Secondo, gli Stati Uniti hanno speso decenni contribuendo al cambio di regimi e a destabilizzare l'America Latina. Non possiamo incendiare la casa di qualcuno e poi incolparlo perché fugge", ha aggiunto.
Repubblicani e Giorgia Meloni - Alcuni repubblicani hanno letto l'appello di Harris come una conferma e una continuità della linea di Trump. La polemica è sbarcata anche oltreoceano, dove la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni ha lanciato una provocazione: "La vicepresidente americana e idolo della sinistra Kamala Harris ora parla come Trump e, rivolgendosi ai migranti che vorrebbero entrare negli Stati Uniti, dice chiaramente che l'immigrazione illegale sarà contrastata. Così come fa qualsiasi nazione al mondo, tranne l'Italia ostaggio della sinistra immigrazionista. Che dite, sentiremo il solito grido sdegnato di politici, giornalisti e intellettualoni nostrani o questa volta faranno finta di niente?".
Il vero messaggio di Kamala - In realtà il monito di Harris, anche se con sfumature più dure, è in linea con il messaggio di Biden. "Non venite. Non lasciate le vostre città, le vostre comunità, gli aiuti stanno arrivando", aveva detto isse il presidente a metà marzo per fermare le ondate di immigrati in viaggio, speranzosi per il cambio della guardia alla Casa Bianca. La vicepresidente ha riconosciuto che molte persone sono costrette ad abbandonare il posto dove sono cresciute per sfuggire alla violenza, alla povertà, alla corruzione, ai disastri naturali.
La ricerca di una soluzione - "Ma dobbiamo dare un senso di speranza che gli aiuti sono in arrivo, che c'è un motivo per essere fiduciosi nel loro futuro e in quello dei loro figli", ha spiegato Harris, illustrando gli impegni dell'amministrazione Usa per "lavorare insieme" ai Paesi del Centro America e trovare soluzioni a "problemi di lungo termine". "Non ci sarà una soluzione rapida, non vedremo un ritorno immediato ma vedremo progressi", ha ammesso la numero due di Biden, criticata dai repubblicani per non essere ancora andata al confine col Messico a toccare con mano quella che definiscono una "crisi". Il mese di aprile ha registrato l'arrivo, senza precedenti in 15 anni, di oltre 178mila immigrati, di cui più del 40% dal Triangolo settentrionale formato da Guatemala, Honduras e El Salvador.
Il piano della Casa Bianca - Joe Biden ha messo sul piatto quattro miliardi di dollari per aiutare i Paesi centro americani a creare sviluppo e lavoro, ma il Congresso non ha ancora approvato la prima tranche di 861 milioni. Intanto la sua vice tesse la tela della cooperazione, firmando accordi anche con il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador. Ma perdura lo scetticismo sulla capacità di creare occupazione ed estirpare la dilagante corruzione. E restano tensioni diplomatiche o aperti conflitti con il presidente dell'Honduras, El Salvador e Nicaragua, tre Paesi chiave per fermare i flussi migratori verso gli Stati Uniti.