saluti finali

Afghanistan, il ministro Guerini a Herat: la cerimonia dell'ammaina-bandiera per il ritiro dei militari italiani

L'appello di Human Rights Watch: far rientrare anche gli interpreti e gli altri collaboratori, minacciati di ritorsioni dai talebani

La quasi ventennale presenza del contingente italiano in Afghanistan sta per concludersi. Ad Herat è arrivato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, per il saluto finale ai militari e la cerimonia dell'ammaina-bandiera alla base di Camp Arena, che sarà consegnata alle forze di sicurezza locali. Le operazioni di rimpatrio di uomini (erano 800 a inizio anno) e mezzi, avviate a maggio, si concluderanno a breve.

L'appello di Hrw: far rientrare anche interpreti e cooperanti afghani - L'ammaina-bandiera segna la fine della missione italiana nel Paese. Anche l'Italia, come gli altri Paesi che stanno ritirando le loro truppe, dovrebbero accelerare i programmi anche per il reinsediamento di ex interpreti afghane e altri dipendenti di truppe o ambasciate straniere minacciati di ritorsioni dalle forze talebane: è questo l'appello di Human Rights Watch rivolto in particolare agli Stati Uniti, ma in generale a tutti i Paesi che stanno per lasciare il Paese, processo che si completerà entro l'11 settembre. 

"Gli afghani che hanno lavorato con truppe o ambasciate straniere affrontano enormi rischi di ritorsioni da parte dei talebani - avverte Patricia Gossman, direttore associato per l'Asia di Human Rights Watch -. I Paesi con le truppe in partenza dovrebbero impegnarsi ad assistere chi si trova ad affrontare un pericolo per aver lavorato per loro". I talebani, in una dichiarazione del 7 giugno, hanno negato che interpreti e altri ex collaboratori delle forze straniere siano a rischio, purché "mostrino rimorso per le loro azioni passate". 

Il capo di Stato maggiore: 53 lacrime da non dimenticare - Durante l'ammaina-bandiera il generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa, ha ricordato con commozione i militari morti nella missione in Afghanistan e ha detto: "Oggi sono 53 le lacrime che non verranno mai dimenticate dall'Italia intera". 

A gennaio, fa sapere Hrw, gli insorti talebani hanno ucciso un interprete che lavorava per gli Usa da 12 anni ed era in attesa del visto. Altri ex interpreti hanno affermato di aver ricevuto minacce di morte. Dal primo giugno, il dipartimento della Difesa degli Usa ha iniziato a valutare opzioni per evacuare gli afghani ritenuti a rischio per il loro lavoro con le forze Usa, ma l'amministrazione Biden non ha ancora autorizzato alcun piano urgente e circa 18mila richiedenti afghani sono in attesa di una decisione sulle loro domande di visto speciale per immigrati negli Stati Uniti.