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Il medico consiglia come curare le vene varicose con prevenzione e tecniche all'avanguardia

A Tgcom24 il parere di Domenico Baccellieri, chirurgo vascolare e coordinatore Vein Center IRCCS Ospedale San Raffaele

Sono circa 7 milioni gli italiani che soffrono di vene varicose e sono prevalentemente donne. La predisposizione famigliare gioca un ruolo importante ma altri fattori sono determinanti: l’attività lavorativa svolta in piedi, la sedentarietà, il sovrappeso, le gravidanze e l’uso delle terapie ormonali (pillola contraccettiva). Le vene varicose si manifestano quando il sangue non circola correttamente dagli arti inferiori verso il cuore e sono dilatazioni permanenti delle vene del circolo superficiale che si manifestano quando è presente un’insufficienza venosa. Le causa principale è la perdita di tono delle pareti venose associata al mal funzionamento delle valvole, che regolano la risalita del sangue.

Gli esperti pongono l’accento sull’importanza di non trascurare il problema perché, informa il Professor Roberto Chiesa, primario dell’Unità di Chirurgia Vascolare: "Le varici non sono solo un inestetismo e possono avere conseguenze importanti. Nei casi più avanzati infatti il ristagno venoso può causare flebiti, tromboflebiti e in casi più rari anche ulcere cutanee da stasi, che si sviluppano solitamente intorno al malleolo".

I primi sintomi e l’Ecocolordoppler. Formicolii, pesantezza alle gambe, gonfiore e comparsa di rigonfiamento delle vene degli arti inferiori sono segnali che non vanno sottovalutati e che devono suggerire una visita dallo specialista. Il dott. Domenico Baccellieri, Chirurgo Vascolare e Responsabile del Vein Center all’interno dell’Unità diretta dal prof. Chiesa spiega che l’Ecocolordoppler è "l’esame d’eccellenza che ci dà informazioni precise sullo stato di salute delle pareti venose, sul funzionamento delle valvole e sull’eventuale presenza di reflusso (ritorno venoso alterato) ed è in grado di identificare i territori patologici e di valutare la presenza di ostruzioni, ovvero sindromi compressive delle vene addominali (come la sindrome di MayThurner) che possono rappresentare un fattore rischio per le recidive e per le trombosi venose profonde. Per ottenere un quadro preciso e puntuale è fondamentale che lo specialista esegua l’esame valutando gli arti inferiori e in caso di riscontro di anomalie di flusso associ la valutazione dell’addome sede di possibile patologia ostruttiva o di varici della pelvi spesso presenti nelle donne che hanno avuto gravidanze".

In caso di lieve insufficienza si interviene sullo stile di vita: dieta corretta, movimento mentre quando le varici diventano problematiche e possono essere causa di patologie maggiori è necessario intervenire con trattamenti mirati. Esistono farmaci (frazione flavonoica purificata) che possono alleviare i sintomi e ridurre la progressione di malattia ma devono essere consigliati dallo specialista in relazione ai casi specifici.

Come si cura. La tecnica storicamente più utilizzata è lo stripping che consiste nell’asportazione chirurgica - parziale o totale – della vena (piccola safena o grande safena) che viene sfilata. E’ un intervento sicuro e poco invasivo che si esegue con l’anestesia spinale e richiede una minima degenza ospedaliera, qualche giorno di riposo e l’utilizzo delle calze elastiche. "Oggi, spiega Baccellieri, abbiamo la possibilità di offrire ai pazienti un intervento su misura; possiamo contare su nuove tecniche endovascolari meno invasive della chirurgia tradizionale e ugualmente efficaci, come l’ablazione della vena safena con calore (laser o radiofrequenza) o mediante la somministrazione di sostanze sclerosanti (MOCA) o colle (cianacrilato). L’intervento di ablazione termica, che può essere eseguito in day hospital, viene eseguito sotto controllo ecografico con anestesia locale lungo il decorso della vena e prevede l’inserimento di una sonda nella safena patologica irradiando onde che sviluppano calore e provocano il restringimento e la successiva chiusura della vena. Con le sostanze sclerosanti e con il cianoacrilato la procedura è la stessa, con una minore somministrazione di anestetici locali. Dopo l’intervento è consigliata la profilassi antitrombotica e la calza elastica".

"Tengo a specificare - aggiunge il primario - che l’indicazione al tipo di intervento va valutata sul singolo caso: se in un paziente la grande safena è troppo tortuosa o con un calibro eccessivo esistono delle limitazioni; in caso di riscontro di patologia addominale compressiva è possibile offrire al paziente una soluzione mediante posizionamento di stent venosi che ripristinano un ottimo ritorno venoso al cuore, infine, in caso di varici pelviche ,molto frequenti dopo le gravidanze è possibile risolvere il problema con la sclero-embolizzazione e migliorare quindi risultati estetici e clinici. Abbiamo quindi diverse tipologie di trattamento per diverse problematiche e diversi distretti venosi". Alcune persone sono erroneamente spaventate all’idea di una vena in meno perché pensano che questo possa incidere sulla qualità della circolazione. In verità non è così perché il circolo profondo sopperisce perfettamente alla chiusura della vena e riesce a drenare la massa di sangue proveniente dagli arti inferiori.

Le complicanze. E’ importante non trascurare segnali evidenti perché le complicanze possono essere importanti. In particolare un’insufficienza venosa severa trascurata può dare origine a tromboflebiti superficiali degli arti inferiori che a loro volta, se trascurate, possono creare trombosi venose profonde. In questi casi è sempre utile la terapia eparinica e l’elastocompressione ed è necessario rivolgersi ad un centro specializzato per l’inquadramento del problema e la definizione della strategia terapeutica, medica o chirurgica, più adatta. Qualora si verifichi una trombosi profonda, cioè un coagulo nel circolo sanguigno profondo, bisogna intervenire rapidamente con anticoagulanti per evitare che possa insorgere un’embolia polmonare. Un’altra temibile complicanza relativa all’ipertensione venosa è l’ulcera cutanea che si manifesta soprattutto intorno al malleolo. Per curarle bisogna rivolgersi al centro specializzato di Wound Care, come quello presente all’Ospedale San Raffaele, dove, a seguito di valutazione vulnologica e vascolare, infermieri specializzati nel trattamento delle lesioni complesse si prendono cura delle ferite avvalendosi di avanzate tecnologie.

La prevenzione. Nonostante la familiarità giochi un ruolo importante, la prevenzione e lo stile di vita possono ridurre notevolmente i rischi di malattia. Sin da giovani allora è bene tenere sotto controllo il peso, non fumare e fare movimento aerobico che aiuta l’attivazione della pompa muscolare e facilità il ritorno venoso al cuore. Evitare di mantenere la posizione eretta per periodi prolungati, mantenere un’alimentazione bilanciata e povera di sale, prediligere gli alimenti che contengono bioflavonoidi.

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