“Tutti mi dicon Maremma Maremma e a me mi pare una Maremma amara”: così esordiva un canto popolare che raccontava questa parte di Toscana e alto Lazio, tanto amara ma allo stesso tempo anche dolce. Nel Ventunesimo secolo esplorare la Maremma significa innamorarsene perdutamente, lasciandosi trascinare in un mosaico di scenari inaspettati, frutto spontaneo della natura.
La Maremma, anzi le Maremme, come dicevano qualche decennio fa, sono le terre della costa toscana comprese fra la provincia di Pisa e Viterbo che sono state oggetto di bonifica ripetuta per decenni, in alcuni casi per secoli. E’ noto che pur essendo una risorsa per il bestiame, che qua trovava agio nei mesi invernali, fosse pericolosa per gli uomini perché infestata dalla malaria. Oggi il nostro viaggiatore varcando l’ingresso del Parco della Maremma, area protetta e “di notevole interesse pubblico”, entra nella parte più intima ed esclusiva delle Maremme (il Parco regionale va da Principina a Mare fino a Talamone, lungo circa 25 km di costa toscana), per passeggiare lungo spiagge di sabbia ambrata o dorata, incontrare ripide falesie, ammirare i monti dell’Uccellina, le scogliere che si tuffano nel Tirreno, le paludi, le pinete, i campi coltivati e i pascoli, apprezzando insomma la bellezza incontaminata dell’ambiente litoraneo originale. Infatti i soli rimaneggiamenti sono le bonifiche che hanno recuperato degli spazi agricoli che oggi vediamo solcati da vacche maremmane al pascolo (scorci di grande ispirazione per artisti) controllate da butteri a cavallo. Scorci da una leggenda del west.
Una volta nel Parco il nostro viaggiatore può scegliere se raggiungere una delle cale sabbiose e godersi un reale sano relax in pace e solitudine davanti all’arcipelago toscano oppure percorrere qualcuno dei tanti itinerari possibili a piedi, in bici, a cavallo, in carrozza o in canoa, o anche in carrozzina nel caso di disabilità. L’itinerario A4 Cala di Forno unisce il desiderio di mare selvaggio con l’opportunità della camminata impegnativa: si parte dalla Casetta dei Pinottolai e, attraverso la pineta Granducale, si raggiunge il ponte di legno pedonale circondato da ginestre, cisti e rosmarini che si alternano a macchia e da boschi di ginepri secolari. Al termine del sentiero si apre davanti allo sguardo la favolosa baia di Cala di Forno, dal paesaggio vergine e dal mare indimenticabile. Cala di Forno era così importante che vi si trovava una dogana (l’edificio c’è ancora) per il pagamento dei tributi (siamo sull’antico confine fra il Granducato mediceo e i Presìdi spagnoli): in passato vi veniva portato il carbone prodotto nell’entroterra per essere imbarcato verso Talamone e Castiglion della Pescaia, da cui poi essere avviato ai mercati.
Si può raggiungere Cala di Forno anche a cavallo (se esperti) seguendo l’itinerario Torre alta/Cala di Forno: si parte dalla Tenuta dell’Uccellina e attraverso boschi di macchia mediterranea di varia composizione, si cavalca fino alla spiaggia di Cala di Forno. Poi si passa accanto alla aldobrandesca Torre Alta, dell’inizio del XIII sec., dove, secondo quanto narra la leggenda, fu rapita nella metà del XVI secolo dai pirati ottomani Margherita Marsili, detta appunto la “bella Marsilia”. E’ a lei che fa riferimento il “Sasso della Signora”, la località in cui Margherita Marsili si rifugiava a contemplare il paesaggio.
Il percorso T2 Cannelle conduce alla piccola spiaggia omonima. Il nostro viaggiatore parcheggia alla Cisterna Romana, oppure a Talamone, e imbocca l'itinerario che collega all’antico sentiero doganale. Sul suo cammino viene assalito da un piacevole profumo di rosmarino, finché poi non prevale la fitta macchia. Prosegue sul crinale fino al bivio in cui trova le segnalazioni per il mare; lungo la discesa la vegetazione bassa permette di ammirare la spettacolare costa rocciosa del Parco ed anche le isole toscane. Poi ecco la piccola spiaggia delle Cannelle dominata dalla Torre delle Cannelle.
Un percorso meno impegnativo ma davvero entusiasmante è l’A2 Le Torri da farsi anche in modalità nordic walking: partenza dalla casa dei Pinottolai, fino al ponte di legno già citato; poi attraverso una fitta boscaglia il nostro viaggiatore raggiunge la Torre di Castelmarino (XII sec.) da dove può contemplare un panorama mozzafiato sul mare e le isole dell'Arcipelago Toscano. In basso passando per la pineta rigogliosa si raggiunge una spiaggia deserta, splendida, che farà venir voglia di trattenervisi: poi si raggiunge il promontorio di Collelungo e l'omonima Torre del XVI sec. Delle torri esistenti nel comprensorio del Parco la maggior parte fu costruita in funzione di difesa dai corsari e dislocata sui promontori che offrono una migliore visibilità sul mare. Nella seconda metà del 1500 il duca Cosimo dei Medici fece iniziare i lavori per le Torri di Castelmarino, Collelungo, Cala di Forno, agendo su opere preesistenti, così come per diverse altre torri costiere, realizzando globalmente un circuito difensivo ininterrotto che si estendeva da nord a sud.
Fra le iniziative organizzate dell’ente Parco c’è da segnalare la camminata “lungo di sentieri di taglialegna e carbonai dai Monti dell’Uccellina alla pineta Granducale” in programma per il 13 giugno dalle 9. E poi i concerti e le attività teatrali all’aperto nel cartellone “Bucinella Festival” per il mese di luglio.
Per le visite al Parco è necessario l’accompagnamento di una guida in alcuni periodi dell’anno ed informarsi sugli itinerari fattibili con adeguato anticipo sul sito www.parco-maremma.it