La pandemia ci lascerà in eredità città più ciclabili. E' questo il bilancio che fa la Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), la rete delle associazioni ciclistiche italiane, nella Giornata Mondiale della Bicicletta, istituita dall'Onu nel 2018. E il governo, dopo il programma sperimentale bonus mobilità da 200 milioni lanciato nel 2020, ribadisce il suo impegno verso il simbolo della mobilità sostenibile, con una nuova edizione del bonus (180 milioni) nei comuni multati per l'aria cattiva e con l'impiego previsto dal Pnrr di 600 milioni per realizzare 570 chilometri di piste ciclabili urbane e 1.250 di piste ciclabili turistiche.
Ulteriori incentivi pari a 180 milioni di euro sono previsti per il periodo 2021-2024 sotto forma di bonus mobilità per chi, in alcune aree, rottama un'auto o un ciclomotore in cambio di abbonamenti al trasporto pubblico e di biciclette. Il decreto attuativo è all'esame delle amministrazioni statali concertanti; si prevede entro l'anno l'avvio degli incentivi.
La pandemia in Italia ha spinto la bici in tre modi. Più gente ha cominciato a pedalare per evitare i mezzi pubblici a rischio infezione e ha finito per scoprire che è un sistema comodo e rapido per spostarsi in città.
I governi Conte e Draghi, spinti dal vento ambientalista, hanno destinato una bella fetta di ristori alle ciclabili e al bonus bici (oltre un miliardo e mezzo di euro). E il parlamento ha cavalcato l'onda, approvando una serie di leggi a favore delle biciclette, già comuni nel resto d'Europa e attese da anni in Italia.
"Finito il primo lockdown, a maggio del 2020, abbiamo visto le file di gente a comprare biciclette o a farle riparare - racconta Alessandro Tursi, presidente della Fiab -. I comuni hanno cominciato a fare le ciclabili "popup", con pochi soldi e una riga di vernice sull'asfalto. Poi in parlamento sono state introdotte modifiche al Codice della Strada chieste da anni: la "casa avanzata" ai semafori (una linea di arresto per le bici più avanti rispetto alle auto, n.d.r.), le corsie ciclabili con la linea tratteggiata, il doppio senso ciclabile nelle strade a senso unico, le strade urbane ciclabili (con limite di velocità per le auto a 30 all'ora), la strada scolastica. Leggi che ci hanno fatto recuperare 20 anni di ritardo normativo".
Nel frattempo, il governo ha cominciato a stanziare soldi per la mobilità "dolce": 123 milioni ai comuni per le piste, 315 milioni per il bonus bici. Poi quest'anno sono arrivati i 600 milioni del Pnrr per la ciclabilità, che si vanno ad aggiungere ai 250 milioni già stanziati per le ciclovie nazionali e ai 150 milioni dell'ultima finanziaria per le ciclabili urbane.
"C'è stato un cambio di passo - commenta Tursi -. La bici ora è costantemente nell'agenda politica di governo e comuni".
Secondo la Fiab, nell'ultimo anno c'è stato in media un aumento del 30% degli spostamenti in bici nelle città; sono state acquistate 2 milioni di due ruote e c'è stato un boom delle elettriche (che evitano sudore e fatica) e delle pieghevoli (che si portano in bus e treno come una valigia).
"La bicicletta, in particolare l'elettrica, comincia a diventare alternativa alla seconda auto - commenta Tursi -. E il nuovo trend ora è la cargo-bike: il mezzo a pedalata assistita che può portare fino a 80-100 chili di merce ed evita di riempire le nostre città di furgoni a motore".